Ravenna, "la mucillagine? Un business": la ricerca del laboratorio Algolab

Sono presenti sul nostro pianeta da centinaia di milioni di anni e, ultima novità, sembra proprio che siano state alla base dell’alimentazione di alcuni esemplari della “fauna di Ediacara”. Tuttavia, gli sviluppi sui diversi utilizzi delle alghe hanno vita piuttosto recente. In Romagna la ricerca è iniziata circa trent’anni fa grazie al lavoro germogliato all’interno dell’università, dove venne istituito il laboratorio di biologia delle alghe “Algolab”, con il primo intento di andare a studiare i noti problemi della costiera Adriatica, che tra gli anni Settanta e Novanta fu al centro di diversi fenomeni soprattutto di mucillagine.
«Il nostro obiettivo – come spiega la professoressa Rossella Pistocchi, una delle tre componenti del team insieme alla ricercatrice Laura Pezzolesi e alla tecnica Franca Guerrini – era quello di analizzare la fisiologia degli organismi per poi spiegare i fenomeni ambientali». Al loro fianco, già allora, c’erano la mitologica nave Daphne e il Centro ricerche marine di Cesenatico, due fiori all’occhiello del territorio che contribuiscono a fare della costa Romagnola una delle più controllate d’Italia.
Col passare del tempo le competenze del laboratorio – che per l’attività di ricerca risponde al Dipartimento di scienze biologiche, geologiche ed ambientali dell’Università di Bologna, detto anche Bigea – si sono allargate anche allo studio delle microalghe presenti all’interno dell’acqua dolce, grazie alla collaborazione nata con Romagna Acque, e all’analisi di nuovi fenomeni provenienti soprattutto dal cambiamento climatico, che ha portato l’arrivo nei nostri mari di forme algali tropicali. Una su tutte la “Ostreopsis ovata”, alga particolarmente tossica per l’uomo che nel 2005 fu la causa di duecento bagnanti di una spiaggia ligure finiti all’ospedale.


Sviluppi industriali

L’aspetto forse più interessante di tutta la faccenda, però, è che le alghe stanno diventando sempre più le protagoniste di sviluppi anche sotto il profilo industriale. Non a caso, proprio l’Algolab di Ravenna è stato inserito anche all’interno del Tecnopolo locale, allo scopo di supportare la crescita di progettualità imprenditoriali. «Quindici anni fa abbiamo dato avvio a questo percorso insieme alla Tozzi di Mezzano – racconta la prof Pistocchi –, che pagò un dottorato di ricerca per fare uno studio sulle microalghe per un eventuale impiego come biocarburante. Utilizzammo le acque reflue che finivano al depuratore di Ravenna e del digestato liquido fornitoci da Hera, ma dopo dieci anni di studi abbiamo capito che, per quanto possibile, si trattava di un’idea non vantaggiosa a livello economico».
Tuttavia, nel frattempo l’interesse per le alghe era letteralmente esploso, con sistemi di coltivazione e produzione nati un po’ dappertutto. Solo dentro il laboratorio di Ravenna si trova una banca algale con oltre cinquanta specie differenti; e società del calibro di Eni stanno investendo pesantemente, allo scopo di analizzarne le proprietà anche dal punto di vista della cattura della CO2.


Utilizzi

Ma quali sono gli utilizzi delle alghe? La domanda forse più interessante è anche quella probabilmente più parziale, perché lo studio non si ferma e ogni giorno sembrano scoprirsi cose nuove sulle potenzialità di questi organismi marini. In ogni caso, ad oggi gli utilizzi principali in ambito imprenditoriale sono sostanzialmente cinque. Il primo è quello legato all’acquacoltura, quindi mangime per i pesci, su cui Algolab sta operando insieme alla ferrarese Naturedulis, attiva nella produzione di novellame di vongole. Il secondo aspetto, e forse anche quello al momento più cresciuto grazie soprattutto alla Spirulina, è quello nutraceutico. «Le microalghe – dice Pistocchi – sono infatti ricche di Omega 3, di carotenoidi, di antiossidanti e di proteine». A questo aspetto si affianca quello cosmetico, altrettanto in voga adesso. Meno noti, anche se molto interessanti, sono infine le implementazioni ad uso fitodepurativo e fitosanitraio, allo scopo di realizzare biostimolanti e biofertilizzanti ad uso agricolo. Punto, quest’ultimo, su cui sta spingendo forte anche la Micoperi di Ravenna.

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