Ravenna, interdittiva antimafia e costi lievitati: le grane del nuovo palazzetto
Per ora da Palazzo Merlato non arriva nessun commento riguardante la decisione del Tribunale di Salerno che ha revocato la sospensiva dell’interdittiva antimafia al Consorzio Research, una decisione arrivata lo scorso 10 gennaio ma che non ha avuto ancora risultati concreti sull’avvio del cantiere, che resta attivo. «E’ una questione delicata, faremo tutti i dovuti approfondimenti», si limita a dire al telefono l’assessora Federica Del Conte.
Di certo con questa decisione i giudici campani pongono un nuovo interrogativo sul futuro del cantiere che dovrebbe costituire l’opera principale e simbolo dell’amministrazione De Pascale a Ravenna. Nel novembre del 2018, quando ci si apprestava ad approvare il progetto, si ipotizzava addirittura di inaugurarlo in occasione dell’Omc del 2021. Previsione che suonava già ottimistica, ancora di più col senno di poi. Quello del nuovo Palazzetto delle Arti e dello Sport è un cantiere che ha avuto l’andamento di una gincana, un percorso a ostacoli che è iniziato con il Covid. I lavori sono infatti partiti all’alba del 2020, giusto in tempo per essere bloccato dall’emergenza. Una situazione imprevedibile a cui si è aggiunta la prima interdittiva antimafia che ha colpito una delle aziende costruttrici, la Passarelli, nel giugno del 2020. Non essendo l’azienda capofila, la società campana è stata sostituita nel 2021 dalla ravennate Cear in corso d’opera che ha portato avanti i lavori con un nuovo orizzonte: la fine del 2023. Il nuovo calendario di fine lavori era stato annunciato in un’occasione che ha avuto quanto meno una sfortunata scelta dei tempi: un incontro con la stampa nel cantiere organizzato dal Comune il 5 aprile del 2022. Va detto che in quell’occasione il sindaco Michele De Pascale, già scottato da diversi ritardi, aveva messo le mani avanti: «La nostra intenzione è quella di inaugurare entro il prossimo anno (il 2023 ndr) ma è inutile nascondere che questo cantiere ha avuto molti problemi». La circostanza, si diceva, è stata sfortunata perché pochi giorni dopo era arrivata la problematica più difficile da risolvere: una nuova interdittiva antimafia, questa volta al Consorzio Research, capofila dell’appalto. Il cantiere si è immediatamente bloccato e davanti al Comune, incalzato dall’opposizione, c’erano sostanzialmente due ipotesi: attendere l’esito del ricorso del Consorzio oppure revocare l’appalto e procedere ad una nuova assegnazione. Una situazione davanti alle quali si sono trovate molte amministrazioni in Italia. Entrambe le soluzioni non sono ottimali visto che nel caso di revoca è probabile che un ricorso al Tar e al Consiglio di Stato tenga il nuovo appalto e il cantiere fermo per mesi. Il Comune ha scelto la prima strada: Research è riuscito dopo un paio di mesi ad ottenere il controllo giudiziario e il cantiere è ripartito, anche in modo piuttosto spedito. Il problema nel frattempo era diventata la reperibilità dei materiali e l’aumento dei costi. Ad agosto era arrivata la richiesta di una nuova proroga giustificata dalle contingenze economiche del momento: scarsa reperibilità di materiali e manodopera, aumento dei costi. Il Comune ci ha pensato su qualche mese prima di concedere, a dicembre, una proroga di 12 mesi: la fine dei lavori per il Palazzetto è ora fissata a fine del 2024. Anche in questo caso però ci si è messa una notizia arrivata dalla Campania a far preoccupare l’amministrazione, ovvero la revoca della sospensiva antimafia decisa dal tribunale per le Misure cautelari di Salerno su istanza del pubblico ministero. Come detto per ora la decisione non ha avuto effetti sull’operatività del cantiere ma è chiaro che l’amministrazione comunale a questo punto vada con i piedi di piombo sulle decisioni da prendere. Il rischio di trovarsi di fronte ad un cantiere infinito, peraltro proprio nel momento in cui si sono appena terminati i nuovi uffici comunali (una partita ventennale), è troppo alto per prendere al momento decisioni sull’onda di questo provvedimento della magistratura.