Ravenna, confermata la multa a chi ha celebrato il gerarca Ettore Muti

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Il procedimento penale era stato archiviato ma la multa rimane. Chi ha celebrato lo scorso agosto il gerarca Ettore Muti nei pressi del cimitero di Ravenna dovrà pagare le contravvenzioni contestate dalla polizia locale, contestate ad uno degli organizzatori. Il giudice di pace ha dato infatti torto all'uomo, un 61enne faentino. La condotta contestata dai vigili era quella più classica dei raduni di estrema destra: il rito dell'Appello Fascista. Così per tre volte al cimitero di Ravenna è risuonato il coro “presente” al richiamo del 61enne che invocava il nome del “Camerata tenente Ettore Muti”. Secondo il giudice non ci sono dubbi: quello è un chiaro rituale fascista, anche se gli astanti anziché il saluto romano si sono portati la mano sul cuore. Circostanza insignificante per il giudice, “tenuto anche conto del fatto che il "chiamato" defunto Ettore Muti fu un esponente importante del regime fascista”. Inoltre nel dizionario di politica edito dal PNF nel 1940 e voluto dal Duce stesso, la chiamata del presente “venne come una sorta di canone della dottrina”.

Insomma, dice il giudice di pace, “appare evidente come la commemorazione sia riconducibile o comunque evocativa del regime fascista”. Il ricorrente ha fatto notare però che il gip abbia archiviato il procedimento. Ma a questo proposito la sentenza del giudice di pace distingue gli ambiti, specificando che “la violazione qui contestata al ricorrente si differenzia nettamente dal reato contestato in sede penale poiché l'interesse tutelato in quel caso è impedire la riorganizzazione del disciolto partito fascista. Il regolamento di Polizia Mortuaria è posto invece a tutela del rispetto dei diritti degli utenti dei servizi funebri”. Anche se la cerimonia non si è tenuta all'interno delle mura del camposanto, inoltre, “l'area antistante il monumento al Marinaio – dove appunto si è svolto il rito – è ricompresa all'interno della fascia di rispetto cimiteriale”.

Tra i motivi che secondo il 61enne avrebbero dovuto portare all'annullamento del verbale anche la non immediata contestazione, arrivata solo dopo la cerimonia. Ma il giudice anche in questo caso spiega come sia consentito “l'accertamento cosiddetto indiretto, cioè effettuato da parte dell'agente attraverso la visione di fotografia o filmati”. In questo vaso i vigili ebbero modo di visionare il rituale attraverso la visione di un video in rete. Così come il ricordo del gerarca, dunque, anche la multa rimane, indelebile. Fino al prossimo appello.

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