Senza cervelli il Pnrr non si compie. Questo il sostanziale messaggio di Vincenzo Colla, assessore regionale allo Sviluppo economico, che interviene in una fase cruciale della realizzazione del piano di investimenti finanziato dall’Europa. E, mentre il presidente della Regione, Stefano Bonaccini annuncia come rappresentino un ammontare di oltre cinque miliardi di euro i cantieri “messi a terra” nel territorio emiliano-romagnolo, il suo componente di Giunta concentra l’attenzione sul tema delle competenze.
Assessore Colla, ma qual è la strategia, il disegno generale, che si vuole attuare per la Romagna attraverso i soldi del Pnrr?
«La Romagna è, già ora, una piattaforma internazionale di riferimento su alcuni settori. Pensiamo all’energia e alla logistica, attraverso il porto di Ravenna. Stesso dicasi per l’ortofrutta, senza citare l’importanza del turismo. Con il Pnrr dobbiamo rilanciare questi punti di forza e dare loro piena espressione. Per questo gli ulteriori investimenti sull’hub portuale, la metropolitana di costa, i progetti tesi a collegare logistica, infrastrutture a servizio della Fiera di Rimini ed il collegamento che avvicina, anche nello scambio di competenze, università e aeroporto di Forlì e Rimini. Il tema del know-how è centrale e a giorni porteremo in Assemblea una legge esattamente su questo».
Che genere di legge?
«Non dimentichiamoci che per mettere a terra il Pnrr servono le teste per progettare i vari investimenti. E, in seguito, quelle per certificare e per collaudare le opere. Professionalità che scarseggiano e, in molti casi, mancano. Noi dobbiamo trattenerle e, laddove possibile, attrarle. Servono politiche che tutelino questa presenza attraverso il sociale, l’adeguatezza del salario, la certezza di trovare un’abitazione, il collegamento con le università. Tutti elementi su cui vogliamo costruire soluzioni, anche attraverso un testo che discuteremo nei prossimi giorni».
Il Pnrr però ha tempistiche molto strette: dal vostro monitoraggio, che percezione ha di come stanno procedendo i progetti principali?
«Devo dire che c’è da parte dei Comuni una reazione molto positiva. Gli investimenti sulla rigenerazione urbana delle città hanno stimolato i sindaci, che discutono programmazioni comuni. Emerge un progetto di sviluppo della Romagna, mediato e concertato. Sicuramente non possiamo negare che il Pnrr giunge con una struttura pubblica - in larga parte dei casi stazione appaltante - che era stata dimagrita nel tempo, ma ho visto una reazione resiliente. Per farcela serve una nuova alleanza fra pubblico e privato. In Emilia-Romagna siamo straordinariamente vocati a questo approccio, che rappresenta il nostro patrimonio. Questo sì, possiamo definirlo un modello. Che ci servirà nello sciogliere altri due nodi fondamentali».
Quali?
«Parlo dei temi della legalità e della sicurezza. La grande alleanza fra pubblico e privato deve tutelare il nostro tessuto economico da infiltrazioni della malavita e deve garantire lavoro sicuro. Non c'è innovazione senza questi due presupposti».
Anche perché dieci anni di crisi dell'edilizia restituiscono una quantità di imprese del settore ridimensionato. Solo negli ultimi due anni rimpinguata dalla vivacità donata dal Superbonus...
«La questione del numero di imprese è un falso problema, la nostra attenzione deve essere concentrata sul garantirci un'edilizia che sia all'altezza di questo cambiamento. E oggi non l'abbiamo. Il tema non è avere più imprese, ma il ricreare una filiera delle costruzioni più strutturata, con più competenze, con un'opportuna solidità patrimoniale e finanziaria. La reputazione e la storia delle imprese dovrà essere un elemento di selezione importante. E' innegabile, poi, una problematica seria sugli aggravi dati dall'inflazione. Su questo sono d'accordo con le valutazioni del presidente Bonaccini. Occorre un osservatorio di merito sull’andamento dei prezzi: non serve chiedere all’Europa un cambiamento del Pnrr, ma un riadeguamento alla luce di quanto accaduto sull’aumento di energia e materie prime, questo sì».
Intanto il nuovo presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi, chiede di condividere le strategie sulla società che si aspira a cambiare grazie agli investimenti strutturali del Pnrr. Che ne pensa?
«Penso che Lucchi abbia ragione, è un dialogo che dovremo mantenere passo dopo passo. Questa fase ci impone un nuovo modello fra tecnologia e umanesimo, alla luce delle sfide per la tutela del pianeta. Nuovi materiali, risparmio dell’acqua, ridisegno delle filiere, chimica ma sempre meno di sintesi. Sono temi che ci sfidano e che devono produrre un cambiamento giusto, che ci dia più lavoro e più tutelato, non che lo cancelli».