Autore di programmi culturali per la tv e di romanzi adult e young, Paolo Di Paolo torna con un nuovo lavoro pensato a partire dai 13 anni. In Trovati un lavoro e poi fai lo scrittore (Rizzoli), l’intellettuale fa luce sulle modalità che l’hanno condotto a intraprendere il suo percorso professionale ed esistenziale, e soprattutto sulla decisione di non seguire il consiglio di nonna Raffaela, che aveva tentato di dissuaderlo da una professione difficile.
Di Paolo, da dove è nata l’idea per questo progetto?
«Avevo bisogno di ricordarmi dove e come fosse iniziato tutto. La domanda che mi ha guidato riguardava il rapporto tra i sogni che abbiamo da bambini e ciò che diventiamo da adulti: c’è una sproporzione, certo, ma c’è anche talvolta l’occasione di far coincidere lavoro e passione. A me è capitato e nei giorni più faticosi è opportuno ricordarselo e riattraversare il “corridoio fatto di carta” che ho cercato di rappresentare».
Il volume ha una struttura patchwork in cui, a modalità di scrittura più classiche, si accostano poesie, lettere, inserti di giornali, riproduzione di appunti, disegni, fotografie. A cosa risponde questa scelta?
«La struttura nasce con l’intenzione di rendere visibile il corridoio di carta di cui parlavo. Ho rovistato in vecchie scatole e cartelle in cui ho custodito le tracce di diverse stagioni di passione per la scrittura. È materiale analogico, ma mantiene un fascino speciale anche per chi è nato nel ventunesimo secolo. Ho pensato che arricchire il racconto con questi “cimeli” producesse l’effetto di un museo vivo: non è in fondo un museo la casa di ciascuno di noi?».
Dai telegiornali casalinghi ai giornalini con il menù di casa, dai libri in cui era “più facile incontrare gente […] di quanto non lo fosse nella vita” al progetto di un’inchiesta sull’esistenza della Befana, dalla raccolta di ritagli di giornale alle lettere ai giornalisti famosi, fino ad arrivare al primo libro. Quali gli incontri più significativi?
«Ancora prima che l’incontro con persone illustri, ha contato quello con insegnanti che mi hanno aiutato a riconoscere e incoraggiare la mia passione. In seguito, mi sono messo sulle tracce di giornalisti e scrittori a cui volevo porre domande. Di sicuro la corrispondenza con Montanelli è stata, per il quindicenne che ero, incredibilmente affascinante. Dacia Maraini è stata la prima a darmi fiducia quando ho azzardato la via della narrativa. Poi gli incontri con Antonio Debenedetti, Antonio Tabucchi, Claudio Magris mi hanno straordinariamente arricchito».
Per lei scrittura e lettura hanno costituito un tassello fondamentale, che offriva una geografia dove tutto era al tempo stesso possibile e impensabile. Eppure, fa riferimento ad Axel, che mette in vendita un suo volume in quanto “nemmeno aperto”. Ed è proprio al ragazzo che si rivolge, non per imporgli un obbligo di lettura bensì per raccontarsi. Esiste una differenza tra il giovane Axel e il giovane Paolo?
«È stato colto un punto essenziale: non volevo rovesciare su Axel un quintale di retorica, per quanto nobile, sull’importanza della lettura, bensì condividere una storia. Perché mi piacerebbe che Axel, chiunque sia, avesse la possibilità di scommettere su una passione. Non è importante che sia simile alla mia, anzi, ma che sia qualcosa che offra la sensazione di vivere in una “realtà aumentata” dalla curiosità, dall’energia emotiva e intellettuale».
Lei invita i giovani a leggere e riflettere sull’importanza di saper usare le parole perché “se saranno messi in difficoltà dalle parole, saranno schiavi di quelle altrui”. I giovani leggono?
«Più di quanto vogliano i luoghi comuni: in testa alle classifiche, ci sono romanzi scritti per gli under 25! Certo, leggono anche testi semplicistici, polverizzati, se non desintattizzati. Sono immersi in un tempo sovraccarico di stimoli che non incentiva la concentrazione e lo stesso vale per gli adulti, per questo occorre interrogarsi insieme sul valore aggiunto dei testi complessi, quelli che costringono a un lavoro di interpretazione e immaginazione. È però inutile e controproducente lavorare sui “comandamenti morali”, bisogna cercare nuove domande e risposte insieme».
Cosa si aspetta dall’incontro con i giovani partecipanti a “Mare di libri”, previsto per oggi dalle 16.30 nella sala Ressi del teatro Galli?
«È un festival incredibilmente diverso dagli altri, che spicca per la sua specificità. Mi piace l’idea che sia impossibile, a “Mare di libri”, mettere il pilota automatico. Mi aspetto proprio questo: di essere costretto a mettermi in gioco».
Paolo Di Paolo, “Trovati un lavoro e poi fai lo scrittore”, Rizzoli, Milano, 2023, pp. 248, euro 16,00