Moni Ovadia al Ravenna Festival con “Gli occhiali di Šostakovic"

L’attore Moni Ovadia torna sul palco di Ravenna festival, questa sera alle 21 al teatro Rasi, con un’opera in musica su testo, e per la regia, di Valerio Cappelli: “Gli occhiali di Šostakovic. Onori e terrori di un antieroe”, una coproduzione Ravenna festival e Festival Puccini, in collaborazione con Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, a Ravenna in prima assoluta.

Nato in Bulgaria da una famiglia ebraico-sefardita, Moni Ovadia è conosciuto per il suo teatro che ripercorre e racconta la tradizione ebraica, in prosa e in musica. A Ravenna darà voce al compositore Dmitrij Šostakovic.

«Ho pensato agli occhi. Il mio primo pensiero è stato lo sguardo di Šostakovic, che sembra scivolare via e invece è impenetrabile, imperscrutabile, dietro le spesse lenti da miope. Sono gli occhiali di chi cerca di mettere a fuoco la verità occulta dal potere. È uno sguardo sul mondo in cui viveva. Ma c’è molto altro. I suoi occhi svelano un uomo passionale, buffo, irascibile, introverso, fragile, acido, timido, riservato, tenace. Tutto, in lui, è contraddizione».

Spiega così Cappelli, nelle note di regia, la scintilla che ha dato origine a questo lavoro teatrale, a partire dalla figura di un grande compositore del Novecento, la cui vita, ricorda ancora Cappelli, è stata in costante equilibrio fra le contraddizioni: compositore di regime o dissidente occulto? Viveva nel terrore di essere arrestato ma alla sua morte gli furono tributati i massimi onori.

Al racconto della vita e dell’opera di Šostakovic si intreccia inscindibilmente la musica, affidata sulla scena al violoncello di Giovanna Famulari: «In questo spettacolo – dice ancora Cappelli – come in un gioco di specchi, con Moni Ovadia abbiamo provato a rimontare queste note con la sua vita, attraverso le sue parole e la sua musica, ora registrata ora eseguita dal vivo, dalla polistrumentista Giovanna Famulari. È un racconto in presa diretta dove la voce di Šostakovic si fa filtro di un’epoca tragica».

A seguire, il pianista Matteo Ramon Arevalos proporrà una selezione di brani tratti dai Ventiquattro preludi e fughe, op. 87 di Dmitrij Šostakovic: «è vero – spiega Arevalos – che i Preludi e fughe, composti tra il 1950 e il 1952 e dedicati alla pianista Tat’jana Nikolaeva conosciuta proprio a Lipsia nel 1950, riprendono la struttura tonale, la forma, e la suddivisione in due volumi del modello bachiano, ma le soluzioni tematiche sono originalissime e il rigore della condotta delle voci non è certo quello della musica barocca di Bach».

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