Marina Rei a Longiano per "Sirene. Voci di donne"

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Tre sirene di canto e musica salgono sulla collina di Longiano per fare ascoltare voci piene di vita. La rassegna “Sirene. Voci di donne” porta una terna di cantautrici a cominciare dalla romana Marina Rei (1969) che apre stasera alle 21.15 sulla piazza del Castello malatestiano, per una tappa del suo tour “Donna che parla in fretta”. La seguono giovedì 3 agosto Cristina Donà, accompagnata da Saverio Lanza, e il 17 agosto la più giovane Maria Antonietta.

“Donna che parla in fretta” è nato come concerto live nel 2020 quando Marina Rei celebrò i 25 anni di carriera all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Quel concerto è diventato un disco live che racchiude e sintetizza il percorso di questa eclettica artista cantante, autrice, batterista-percussionista. Con lei sul palco il chitarrista e cantautore Francesco Forni.

Il disco è denso di collaborazioni, vi sono le voci di Paolo Benvegnù, Carmen Consoli, Pierpaolo Capovilla, Riccardo Sinigallia, Max Gazzè, Cristiano Godano, Filippo Gatti, Francesco Di Bella, Roberto Angelini. Artisti con i quali la stessa Rei ha collaborato cantando e suonando. Perché Marina è nata dentro alla musica, figlia del batterista Vincenzo Restuccia che ha suonato con Morricone e Piovani. Fin dall’esordio nel 1995 si è fatta notare per personalità, con pezzi come “Sola”, “Noi”, al Festival di Sanremo 1996 con “Al di là di questi anni”, premio della critica, fino all’esplosione di “Primavera” nel 1997, una hit che l’ha resa molto popolare.

Marina, i 25 anni di carriera le hanno dato voglia di ripartire in tour?

«A Roma ho ripercorso la mia crescita musicale con musicisti e cantautori diventati amici. Ora avevo voglia di continuare a confrontarmi con il pubblico rispetto a quel disco di canzoni già edite per cantarle ancora. Il disco si fa perché le canzoni segnano periodi della tua vita; salire sul palco, suonare e cantare fa parte del musicista».

Oltre a cantare e scrivere testi, ama anche solo suonare e accompagnare altri artisti.

«Non do mai limitazioni alla musica, quindi anche a collaborare con grandi artisti, da Benvegnù a Gazzè a Paola Turci e Carmen Consoli, che sia in duo o da batterista. Provenendo da una famiglia di musicisti per generazioni, suonare uno strumento ha sempre fatto parte della mia visione, è quasi una scelta familiare, il mio approccio alla batteria è iniziato con mio padre, ma scrivo anche al pianoforte e alla chitarra. Non sono musicista virtuosa ma ho il mio modo, che è giusto per chi scrive canzoni».

La sua “Primavera” trasmetteva gioia ed energia, altri pezzi come “Donna che parla in fretta” racchiudono sofferenze.

«Così come “Qui e dentro” che ho scritto dopo avere letto storie sul sovraffollamento delle carceri. La stessa “Un momento di felicità”, che ho scritto insieme a Carmen Consoli, parte dalla sofferenza della perdita di mio padre. È chiaro che la scrittura nel tempo subisce cambiamenti, Il processo avviene giorno dopo giorno come se, camminando, si delineasse una strada partendo da un puntino e aggiungendone tanti altri».

A proposito di cambiamenti, quanto ha inciso nel suo fare musica la rivoluzione che ha trasformato la discografia classica in un sistema virtuale, digitale, senza rete?

«Davanti a cambiamenti così radicali bisogna capire dove si vuole stare, se rincorrere un sistema che non ti appartiene ma che esiste, o continuare a lavorare come prima con difficoltà. In ogni caso bisogna accettare le cose come stanno, accettare chi siamo e anche quello che arriva e in che modo. Continuando con dignità, passione e amore per la musica, poi alla lunga… vedremo».

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