Marco De Luca e le sue "Gemmae lucis" alla Pallavicini 22
La Galleria Pallavicini 22 di Ravenna ospita fino a martedì 27 aprile la personale del mosaicista ravennate Marco De Luca “Gemmae lucis”. La galleria è un luogo speciale, che grazie alla determinazione e alla progettualità della proprietaria, Claudia Agrioli, getta una luce in un quartiere difficile, fra la stazione e la Darsena. Una luce che si apprezza particolarmente in questi tempi difficili, in cui si sente prepotente la mancanza dell’arte e delle occasioni che offre per stare insieme.
La mostra di Marco De Luca, ristretta nei tempi proprio a causa delle chiusure delle scorse settimane, si compone di due sezioni. Da un lato, le opere di minori dimensioni, provenienti dal laboratorio dell’artista, raccontano di una ricerca sui colori e sui materiali attraverso pannelli a parete. Tre opere maggiori, la scultura “Il monte e la nuvola” e le due stele “Lui” e “Lei”, realizzate specificamente per la mostra e studiate in relazione agli spazi e alle altre opere. In posizione centrale, “Le pale di San Martino” è una grande opera, protagonista di uno scambio con il Museo Civico Medievale di Bologna che la porterà a incrociare il suo percorso con la statua di Bonifacio VIII attesa in città per la grande mostra dedicata a Dante “Le arti al tempo dell’esilio”.
De Luca, cosa caratterizza le opere in mostra?
«Le due stele e le pale di San Martino sono le tre opere fondanti questa mostra. E le ho fatte proprio pensando agli ambienti e alla possibilità di convivere con il resto della mostra: hanno un carattere più iconico. Le altre sono opere realizzate in precedenza, anche se sono abbastanza recenti e soprattutto sono opere che vanno a puntualizzare la possibilità di utilizzo di materiali molto diversi. Io sono convinto che il mosaico, in passato, sia sempre dipeso da due persone: dal progettista e dall’artigiano che eseguiva i progetti. La mia generazione ha avuto un’educazione in entrambe le discipline, attraverso l’istituto d’arte. Per cui viene da sé che queste due entità, queste due personalità, si possono unire in un’unica persona. E secondo me l’opera ne cresce non dico in bellezza, ma sicuramente in dignità, perché la creatività diventa il frutto del mestiere e viceversa. Queste due situazioni si integrano perfettamente».Ha utilizzato materiali insoliti per il mosaico (cartapesta, conchiglie): cosa aggiungono all’opera?
«Si lega perfettamente al discorso di prima: il frammentare e ricomporre, qualsiasi tipo di materiale, è nel dna del mosaico ma soprattutto nel dna umano. Perché se noi pensiamo alla musica non è altro che frammenti di suoni. La stessa cosa, secondo me, vale per il mosaico: è la ricomposizione di una frammentazione. È nella ricomposizione l’atto creativo, l’atto modificatore della materia. Immaginiamo il blocco di marmo, tagliato a tessere, e quindi il blocco viene ridistribuito a proprio piacimento con il pathos della creatività, della composizione, delle leggi che governano la forma».Le due stele “Lui” e “Lei” hanno un ruolo speciale: quale?
«Sono diventati due elementi di composizione e si ricollegano al discorso sull’utilizzo dei materiali più disparati, che sono i cosiddetti materiali “extramusivi”, come in pittura c’è stato un periodo in cui si utilizzavano i materiali extrapittorici (ad esempio i collage di Picasso). Anche io ho voluto segnalare la possibilità di utilizzare, nelle mie composizioni, dei materiali che tradizionalmente non sono utilizzati nel mosaico. Non ho fatto nient’altro che utilizzare delle forme e delle misure molto semplici, che abbiano una tridimensionalità. Gli incavi al centro sono dei rimandi anche ad un altro mosaico, che è al Mar e si intitola “Della memoria”: come fosse un’impronta, di un piede, di qualcosa che si imprime in una superficie e gli dà questo senso di memoria, di passaggio. Ho ripreso questa tematica e ho cercato di fare “Lui”, l’uomo, il maschio, abbastanza rude, materico, e invece “Lei”, che ha la stessa forma, più eterea, soffice, morbida, delicata, bianca. E lui e lei stanno guardano, in questo allestimento, le pale di San Martino».Prenotazioni: pallavicini22.ravenna@gmail.com