Manu Chao stasera in piazza per Soglianosonica
Non era difficile prevedere il tutto esaurito, puntualmente verificatosi, per il ritorno in Romagna di uno degli artisti “di confine” più amati dal pubblico italiano negli ultimi tre decenni: il parigino di origine spagnola Manu Chao , che negli anni Novanta fu il principale protagonista della nascita di quel genere che lui stesso denominò “patchanka”, definizione poi adottata da tutti. Prima con il suo gruppo Mano Negra alla fine degli anni Ottanta, poi come solista, Oscar Tramor, in arte Manu Chao, ha ispirato e influenzato un’intera generazione di musicisti, creando dal nulla un genere poi affermatosi come caratterizzante gli anni a cavallo tra i due millenni. In una inusuale appendice autunnale della rassegna, il musicista francese sarà protagonista dell’ultimo concerto della stagione 2023 di Soglianosonica, in piazza Matteotti a Sogliano sul Rubicone questa sera alle 21. In questo tour, che prevede due sole date in Italia, Manu Chao sarà completamente in acustico, accompagnato da una band di vecchi e fidati collaboratori. Nato nel 1961 a Parigi da genitori spagnoli scappati in Francia per fuggire dalla dittatura spagnola, a metà anni Ottanta, come dicevamo, fonda i Mano Negra, una numerosa formazione multietnica nata nelle banlieue parigine, che raccoglie musicisti di diversa formazione e provenienza. Unendo tanti generi musicali (rap, funk, reggae, etno folk iberico, centroamericano e balcanico) e lingue (francese, inglese, spagnolo e italiano), nasce la “patchanka”, neologismo che identifica una musica fatta per ballare e pensare, e dà il titolo al primo album della band, del 1988. Mentre l’atmosfera è danzereccia, allegra e scanzonata, i temi che trattano i testi sono di rivalsa sociale, lotta alla discriminazione e critica politica. Questo nuovo stile conquista immediatamente la Francia, e poi l’Europa, consentendo ai Mano Negra di piazzare successi come “King Kong five” e “King of bongo”, diventati classici reintepretati da moltissimi altri, tra cui Robbie Williams. Dopo il primo album, “Puta’s fever”, dell’anno seguente, è un vero manifesto di questo nuovo genere e di un’intera epoca. “King of bongo” (1991) soddisfa le attese, mentre “Casa Babylon” (1994) è il tramonto di una band ormai diventata troppo stretta per il leader, che infatti aveva già avviato la carriera solista. Il primo album solista di Chao, “Clandestino” (1998) è un successo mondiale, con singoli come “Bongo bong” e “Clandestino” diventati classici che hanno venduto milioni di dischi nel mondo. Ispirata da lui, nasce in quegli anni una generazione di musicisti, tra cui ricordiamo gli italiani Mau Mau e i Gogol Bordello dell’ucraino newyorkese Eugene Hutz. Nel nuovo millennio il musicista parigino inciderà altri cinque album, ma l’appannamento del genere musicale, divenuto ormai datato, e una vena artistica non più così florida non ne hanno fatto grandi successi. Manu resta comunque artista simbolo di un’era, e grandissimo autore e polistrumentista, e l’Italia è da sempre uno dei paesi che più l’ha amato: ne sono testimonianza le molte collaborazioni con artisti di casa nostra (Jovanotti su tutti, e perfino Adriano Celentano), e i concerti sempre affollati. Oltre che come musicista, come dicevamo, Chao ha portato da sempre avanti anche battaglie politiche e sociali, nelle canzoni e come attivista. È considerato una delle più influenti personalità nel campo della difesa dei diritti umani e delle minoranze, e in questa veste ha ottenuto importanti riconoscimenti internazionali. Biglietti esauriti.