Malandain Ballet Biarritz all'Alighieri di Ravenna

Sono titoli “esplosivi”, rischiosi per il confronto con le decine di esempi già esistenti, ma fra le creazioni più affascinanti della danza del ’900. “L’uccello di fuoco” (1910) e “La sagra della primavera” (1913) entrambe musicate da Stravinskij, tornano in scena sul palcoscenico del teatro Alighieri di Ravenna, stasera alle 20.30 e domani alle 15.30. Il dittico porta la firma di Thierry Malandaine della sua compagnia Malandain Ballet Biarritz che fa base nella cittadina di sole e di mare sulla costa francese, al confine con la Spagna basca. Laddove dal 1998 è presente anche il Centro coreografico nazionale Malandain. Entrambe le coreografie presentate a Ravenna sono fra le produzioni recenti della compagnia formata da 11 danzatrici e 11 danzatori, create nel 2021.

Cardini della danza contemporanea del ’900, creaturedell’imprenditore Diaghilev, audace visionario innovatore con i suoi strepitosi Ballet Russes, “L’uccello di fuoco” e la “Sagra della primavera” sono balletti anche prorompenti, così come la musica che li ha generati. “L’uccello di fuoco” è qui rivisitato proprio da Malandain (1959) nato in Normandia, la cui carriera di danzatore e coreografo ha spaziato geograficamente in molta Francia attraverso le diverse compagnie in cui ha lavorato; fino a trovare linfa e casa, più di trent’anni fa, a Biarritz dove ha fondato e dirige il suo Balletto.

Pure di formazione classica, Malandain volge il suo sguardo a una danza moderna di potenza, sensualità, virtuosismo, dando anche spinta all’umanità del corpo danzante. In questo caso, anziché rifarsi come fecero nel 1910 Stravinskij e il primo creatore Fokine, alla tradizione della fiaba russa, Malandain si è lasciato condurre da elementi della natura, pensando per la sua coreografia al simbolismo di creature che legano cielo e terra, fino a rendere l’ Uccello di fuoco un “traghettatore di luce” portatore di speranza.

“La sagra della primavera” (1913) esempio di innovazione straordinaria musicale in Stravinskij, così come la coreografia che 110 anni fa destò scandalo, è qui affidata all’astro nascente Martin Harriague (1986), coreografo associato della compagnia dal 2018. Il suo “Sacre” mira a conservare la dimensione mitica e sacra pur tingendosi di contemporaneità. Il linguaggio espressivo che richiede ai corpi grande vigore ed esplosività, in Harriague restituisce alla natura che rinasce anche fascino, inquietudine, pulsione per la vita e violenza per la sopravvivenza.

Info: 0544 249244

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