L’ansia generalizzata: una preoccupazione costante

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La chiamiamo ansia, quella sensazione che in ognuno di noi si manifesta in maniera differente: talvolta si presenta al mattino, insieme al caffè, come una morsa allo stomaco di cui non si riconosce l’origine; altre volte si veste di preoccupazione rivolta al lavoro, agli esami, ai figli o anche a una semplice gita fuori porta; altre volte ancora prende le sembianze di immagini di solito catastrofiche. Si tratta di ansia generalizzata, un disturbo sempre più presente al giorno d’oggi. Per avere informazioni più esaurienti sull’argomento ne parliamo con Elisabetta Fanti, psicologa e psicoterapeuta attiva sul ravennate che lavora per il Centro Liberamente e per l’associazione Alzheimer Ravenna.

Dottoressa, che cos’è l’ansia generalizzata?

«Il disturbo di ansia generalizzata è caratterizzato da una preoccupazione costante, eccessiva e sproporzionata rispetto ai fatti ai quali viene riportata. Colpisce diversi ambiti della quotidianità della persona, dal lavoro alla salute, ed è per questo che è definita generalizzata. Non necessita di un evento scatenante per manifestarsi, ma rappresenta uno stato continuo di apprensione che può degenerare in un forte senso di angoscia e pensieri catastrofici. Si evidenzia con diversa intensità da persona a persona. Una caratteristica che accomuna tutti coloro che ne soffrono è la pervasività, arriva, infatti, a impadronirsi di tutti gli aspetti della vita quotidiana. In più, la persona ha la sensazione di non avere il controllo della sua vita, sente di vivere sul filo del rasoio, anche quando riesce a rendersi conto che la sua paura è eccessiva rispetto alla situazione che sta vivendo».

È accompagnata da sintomi fisici?

«Assolutamente sì. In molti casi si rilevano cefalea, tensione muscolare, uno stato di affaticamento generale, scarsa concentrazione, finanche vuoti di memoria. E poi anche irritabilità, disturbi del sonno e problemi gastrointestinali».

Come la si distingue da una normale preoccupazione?

«A molte persone può capitare di essere in apprensione per un esame, un viaggio o una uscita serale dei propri figli, ma nella maggior parte dei casi questa preoccupazione si risolve quando viene eliminata la causa che l’ha provocata, e nel frattempo si riesce a rimanere abbastanza calmi e a pensare anche ad altro. Ma quando la preoccupazione diventa allarmante, quando non si riesce a distogliere la mente da tutto ciò che potrebbe andar male, oppure quando, risolta la causa, la sensazione permane spostandosi su un’altra motivazione, potrebbe trattarsi di ansia generalizzata. Una sua caratteristica è proprio quella di appoggiarsi sempre a una motivazione nuova, come se non ci fosse mai un momento di tregua».

Quando diventa problematica?

«Quando è accompagnata da sintomi fisici e da un senso di angoscia pervasivo che interferisce con la quotidianità. Può comparire, infatti, un rimuginio rivolto soprattutto al futuro, agli imprevisti che potrebbero capitare. Dal punto di vista fisico ci si comincia a sentire perennemente attivati, come se ci fosse sempre un pericolo contro cui combattere o dal quale scappare».

Chi colpisce in particolar modo?

«Per i due terzi riguarda le donne con un’età media che si aggira intorno ai 30 anni. Ma l’insorgenza può essere precoce: molte persone che arrivano al primo colloquio riferiscono che si sono sempre sentite così. A causa di sintomi non eclatanti, alla difficoltà di spiegare questo stato generale di disagio e al fatto che spesso le motivazioni che sono alla base rappresentano delle giustificate preoccupazioni, si tende a procrastinare la richiesta di aiuto fino a quando la sintomatologia non diventa più severa».

Ci sono correlazioni con altri disturbi?

«Può correlarsi alla dipendenza da sostanze, per la capacità di alcune di esse di alleviare i sintomi, almeno inizialmente. Inoltre, questo sottofondo di malessere persistente, se trascurato, può sfociare in depressione».

Quali risultati si possono raggiungere attraverso la psicoterapia?

«La psicoterapia aiuta a riconoscerla e permette di acquisire una serie di strumenti per fronteggiarla: aumentando le risorse personali e riducendo i pensieri disfunzionali e catastrofici.

Esistono alcune tecniche specifiche che possono aiutare a gestire l’ansia: gli esercizi di respirazione, la mindfulness, l’EMDR. In alcuni casi l’approccio è integrato e si unisce alla terapia l’utilizzo di farmaci prescritti dallo psichiatra, specie quando l’ansia è molto elevata e non permette al paziente di indagare i propri vissuti da un punto di vista psicologico».

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