La recensione: Bennato in concerto a Rimini

«Io ho molta stima per i bagnini romagnoli perché hanno creato un impero senza l’aiuto dello Stato». Edoardo Bennato è da sempre molto legato a questa terra, dove ha vissuto e dove ha tuttora casa (a Montefiore). «Questo concerto – racconta – è nato sulla spiaggia, chiacchierando con il vostro sindaco Jamil e con il bagnino Gabriele al Bagno 26». Un tributo alla città di Rimini che il pubblico ricambia applaudendo con calore il rocker 76enne napoletano nella sua esibizione gratuita in piazzale Fellini: due chiamate per i bis, e Bennato, soddisfatto, non si risparmia di certo. Con la verve della rockstar e l’esperienza di tanti anni di palco si presenta agguerrito con la sua band, una formazione di vaglia per una serata che vira decisamente sul rock, rivisitando anche i vecchi classici in chiave più “dura”. E concedendosi pure qualche svirgolata chitarristica, giocando a mixare la sua musica con quella di Santana e dei Pink Floyd. Che classe, maestro. Ci sono le hit del favoloso 1980, certo, L’isola che non c’è, Il rock di Capitan Uncino, ma ci sono anche tanti brani meno noti tratti dai lavori più recenti, tutti proposti con la stessa grinta e venati di uno spirito blues che celebra degnamente il suo alter ego Joe Sarnataro. Sul finale la magia immutata de La fata che già nel ’77 parlava di discriminazione e violenza sulle donne, poi, naturalmente, Le ragazze fanno grandi sogni. La dolce-amara Italiani del 2011 si alterna con In prigione, in prigione (1977), dimostrando la preveggenza e l’attualità di questo grande cantautore. In crescendo Venderò e Nisida accompagnano i saluti dopo due ore di musica senza riserve, forse un po’ trascurata nel panorama attuale. «Ribellatevi in nome del rock’n’roll» grida Bennato. Lui continua a farlo. V.B.