Un’amica geniale, anzi due. Sono Chiara Lagani (sceneggiatrice) e Mara Cerri (illustratrice) le due “amiche geniali” al lavoro per preparare un libro che uscirà a primavera per Coconino Press – Fandango. Si tratta della versione a fumetti del famoso romanzo di Elena Ferrante L’amica geniale, pubblicato nel 2011 dalle Edizioni e/o.
A voler essere precisi, con questo titolo è uscito il primo volume della amatissima storia di Lenù e Lila, le due bambine protagoniste della narrazione, ambientata negli anni Cinquanta a Napoli, che poi cresceranno negli altri tre libri che compongono la tetralogia. Una storia conosciuta anche per l’adattamento nella omonima serie televisiva (sceneggiatura della riminese Laura Paolucci), mentre il documentario Ferrante fever, diretto da Giacomo Durzi, tenta di scoprire qualcosa in più della misteriosa autrice. All’interno del docufilm vi sono anche scene di animazione disegnate da Mara Cerri, che ha illustrato, sempre di Ferrante, la fiaba per bambini e adulti La spiaggia di notte. Fra le trasposizioni de L’amica geniale non va dimenticata la rappresentazione teatrale portata in scena dalla compagnia Fanny & Alexander, sceneggiata e interpretata (nel ruolo di Lenù) da Chiara Lagani, fondatrice della compagnia insieme a Luigi De Angelis.
Lagani, quali sono state le differenze nel suo lavoro di scrittura per sceneggiare la rappresentazione teatrale e il libro di fumetti, sempre partendo, naturalmente, dal romanzo originale?
«Si tratta di mondi diversissimi, due forme di scrittura molto differenti. La trasposizione da una forma artistica all’altra è come un triplo salto mortale, m’immagino come fossero due mari, un pesciolino fragile e prezioso che deve passare da un mare all’altro. Il compito di chi traduce è mantenere in vita lo splendore, la forza dell’opera originale, ed è un’operazione molto delicata, da fare con alcune strategie. Una delle cose più difficili è scegliere. Il teatro e ancor più il fumetto devono operare una specie di sintesi, ed è complicatissimo, perché scegliere qualcosa vuol dire rinunciare a qualcos’altro. Devi trovare un filo, una chiave di lettura, prendere il lettore e accompagnarlo dentro un itinerario senza perdere la ricchezza dell’opera d’origine. I due lavori di “traduzione” hanno però un aspetto comune».
Ce lo può spiegare?
«Innanzitutto devo dire che non avevo mai fatto sceneggiatura di fumetti e mi è stato di grande supporto un altro ravennate doc,
Davide Reviati, che da anni lavora nella grafic novel. Io e Mara ci siamo messi in ascolto delle sue suggestioni, delle sue indicazioni come supervisore artistico del libro di fumetti. L’esperienza del fumetto, per me straordinaria, mi ha fatto imparare un’altra modalità di racconto, in qualche modo simile al teatro. Infatti, se il teatro dipende dai corpi degli attori che sono in scena, scrivendo la sceneggiatura del fumetto dipendo dai corpi disegnati. È come se le parole non potessero diventare le battute dei balloon finché non vedo il corpo e l’espressione del volto disegnato che possono spostare il baricentro del senso anche dell’emozione. È un percorso molto affascinante».
Come avviene nella pratica questo lavoro? Chi inizia tra lei e Mara Cerri?
«L’ideazione è condivisa,
L’amica geniale è un’opera di cui parlavamo da anni, di cui siamo entrambe innamorate. Quando io e Mara ci incontravamo, anche per altri lavori, parlavamo sempre di quest’opera, siamo molto in sintonia. C’è una grande volontà di restituire lo splendore che abbiamo trovato, che ci ha catturate. Quindi non posso dire se vengano prima le parole o i disegni, è tutto molto intrecciato, è questa la bellezza del rapporto con Mara. Ci influenziamo continuamente».
Secondo lei qual è il motivo dell’enorme successo del romanzo?
«Perché è un libro bellissimo, scritto benissimo, è raro trovare un libro contemporaneo con una tale qualità di scrittura, credo sia uno dei pochi che resterà negli anni. Poi perché, a me è successo come lettrice, il processo di identificazione che fa fare questa storia è potente, i lettori dicono che non riescono a staccarsi, se ci precipiti dentro è un romanzo che ti dà dipendenza. Lenù e Lila non sono solo personaggi, sono presenze familiari della nostra vita, sono esseri che abitano con noi e dentro di noi».