Imola, non solo il San Domenico tra le eccellenze del Gambero Rosso

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In attesa che esca in tutte le librerie la nuova edizione della Guida Michelin 2023, che conferma Imola tra le stelle del firmamento gourmet nazionale grazie alle due stelle al ristorante “San Domenico”, altre pubblicazioni mettono in luce il buon mangiare in questo territorio. Non sono tantissime le segnalazioni, tra la guida “Osterie d’Italia 2023” di Slow Food e “Ristoranti d’Italia 2023” e “Pizzerie d’Italia 2023” del Gambero Rosso, ma comunque l’Imolese c’è.

Ristoranti d’Italia

Per la guida blu redatta dal Gambero Rosso quest’anno il territorio imoelse conta sette segnalazioni. Tre di queste sono per il capoluogo, due a Castel San Pietro e una a Borgo Tossignano e Medicina. Partendo dall’alto spicca su tutti anche sul Gambero Rosso il ristorante “San Domenico”. Quest’anno la proposta dello chef Max Mascia ha ottenuto un punteggio di 85 punti su 100 conquistando le due forchette (sulle tre a disposizione). Per i critici il locale è un monumento, che guarda al passato con la consapevolezza e la capacità di sapersi rinnovare e stupire. Sempre a Imola il secondo locale segnalato è “Osteria Callegherie”, che ottiene una forchetta con un punteggio di 77 punti. Colpisce l’utilizzo delle materie prime, la loro sapiente trasformazione e il servizio. Sul terzo gradino del podio imolese c’è “Popeye”. Ristorante che vede in cucina lo chef Mattia Mezzetti che per il Gambero si merita 75 punti, una forchetta. Se la cucina soddisfa per la capacità d’interpretazione delle materie prime, di terra e di mare, qualche perplessità è evidenziata sulla carta dei vini definita “impersonale”. Castel San Pietro è il regno dei bistrot. Ristoranti d’Italia, infatti, menziona due locali, “Uinauino” e “Gastarea”, entrambi riconosciuti con il simbolo della cocotte. Soddisfano la capacità di interpretare la tradizione, soprattutto con i primi piatti, e il servizio. A Medicina, invece, la critica menziona, con il riconoscimento di un gambero, quello relativo alle valutazioni per le trattorie, “l’Osteria di Medicina”. A essere premiata, oltre che la simpatia dello chef e patron Alessio Battaglioli, è anche l’abbondanza delle porzione e la loro forte attinenza alla territorialità e stagionalità. Infine risalendo la valle del Santerno si arriva a Borgo Tossignano. Qui il gambero premia la “Trattoria Fita”, con il riconoscimento di un gambero, soprattutto per la brace e per i primi piatti.

Osterie d’Italia

Per il sussidiario del “mangiarbere” di Slow Food l’Imolese appare parco di segnalazioni. Sono solamente due. Una a Castel del Rio, ed è una novità visto che non era entrata in guida nel passato, e si tratta de “Il Gallo”. Una cucina di confine, la definisce Slow food, ben fatta e con una carta dei vini adeguata. La seconda è a Imola e si tratta dell’ormai storica “Osteria del Vicolo nuovo da Rosa e Ambra”. Riconoscimento alle soglie dei 40 anni di attività che colpisce i critici per la grande attenzione al territorio e alla stagionalità, con nota di merito per la carta dei vini fortemente local-regionale.

Anche una pizzeria

Anche Pizzerie d’Italia porta Imola all’attenzione nazionale. Lo fa con la pizzeria “Quattroquinti”. Il locale di via Marsala conquista i due spicchi sui tre a disposizione grazie all’equilibrio fra morbidezza e croccantezza della pizza offerta oltre che alla selezione delle materie prime, di piccola produzione artigianale, utilizzati nel topping.

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