Imola, migranti estromessi dai Cas per fare posto ai nuovi arrivi
A fine luglio il prefetto di Bologna ha emesso un’ordinanza ordinando la cessazione immediata delle misure di accoglienza nei Cas, i centri di accoglienza straordinari, per quelle persone migranti che, in gergo, sono definiti “ricorrenti”. Coloro, cioè, che hanno fatto ricorso contro il diniego della domanda di protezione internazionale e ora attendono la risposta del tribunale. Di solito l’attesa dura per anni. Per la Prefettura nel territorio metropolitano tra i richiedenti nei Cas sono circa «100 le persone in accoglienza da almeno 3 anni per le quali non sussistono condizioni di vulnerabilità». Per le associazioni del settore in realtà sono più del doppio. Di queste oltre 20 nell’Imolese. Per far spazio ai migranti appena arrivati quindi, quelli da prima in Italia sono stati accompagnati alla porta: «Estromessi – spiega critica l’assessora al Welfare di Imola Daniela Spadoni –. Nel giro di una settimana hanno dovuto lasciare i centri per far posto alla più recente ondata migratoria». Subito sostituiti da altrettanti migranti.
Estromessi all’uscio
Nel circondario sono presenti 4 Cas per uomini soli: 3 gestiti da Solco a Osteriola, Fabbrica e Casalfiumanese per un totale di 50 persone, e la Pascola gestita da Cidas con altrettanti posti. Gli espulsi sono stati «circa 20 dalla Pascola e 6 dalla struttura a Osteriola. C’è stato un grande lavoro della cooperazione sociale per stare al fianco delle persone – riporta Spadoni, per cui questa non è la soluzione –. È una negazione dei diritti dell’uomo per queste persone che hanno tutti i requisiti per stare nei Cas, le cui esigenze comunque poi si riversano sui servizi territoriali. Serve un sistema che valorizzi l’integrazione. Meno Cas e più Sai, il sistema di accoglienza e integrazione che permette un’accoglienza diffusa». Alla base della scelta della Prefettura c’è principalmente una ragione quantitativa: «L’arrivo eccezionale e continuativo di migranti provenienti da sbarco», si legge nel provvedimento firmato dal prefetto, per cui all’area metropolitana bolognese sono stati assegnati 511 richiedenti protezione internazionale sui 3.995 dell’Emilia-Romagna. Cifre che rispetto agli anni della pandemia senz’altro appaiono alte ma che non si discostano da quelle di altri anni.Coop Solco
La situazione è delicata per le cooperative che gestiscono i Cas, perché finanziate dalla stessa Prefettura. Negli ultimi anni le risorse sono state depotenziate, anche se «come gestori sul territorio abbiamo deciso di non partecipare a nessuna nuova gara che non avrebbe garantito condizioni dignitose, ottenendo così proroghe – spiega Michela Burattini, amministratrice delegata di Solco prossimo –, per noi rivista al ribasso del 5%». Dalla struttura a Osteriola «sono uscite 6 persone bengalesi – prosegue Burattini –. Le abbiamo supportate, sappiamo che sono ospitate dalla rete che hanno sul territorio, hanno un piccolo lavoro e il nostro mediatore linguistico resta un punto di riferimento, ma la situazione è di difficoltà. Abbiamo applicato questa regola pur senza condividerne il contenuto: avevamo chiesto alla Prefettura di illustrare ai ricorrenti questa scelta, li avremmo accompagnati, ma non abbiamo avuto risposta». Al di fuori dei canali di accoglienza straordinaria però «non notiamo un cambiamento significativo di migranti – afferma la presidente della Croce rossa di Imola Fabrizia Fiumi –. Si fa un allarmismo inutile gridando all’invasione mentre si sottovalutano grossi problemi, come quello dei minori non accompagnati. Dobbiamo interrogarci su cosa vogliamo offrire a queste persone», conclude.Nel settore dell’accoglienza il 2022 ha visto il grande afflusso di profughi ucraini all’indomani dell’invasione russa, proseguito per diversi mesi. Già alla fine dell’anno scorso, però, le presenze sul territorio erano calate: «Molte persone, anche famiglie, non appena hanno potuto sono rientrate in zone più sicure del loro Paese», spiega Daniela Spadoni, assessora alle Politiche sociali di Imola. Una conferma arriva dalla situazione del Cas a Casalfiumanese: «All’inizio dell’anno scorso la struttura era abbastanza vuota, per cui avevamo spostato gli utenti in altre 2 per ospitare 5 famiglie ucraine. Di quelle ora ne è rimasta una sola, che attualmente si trova in un appartamento del sistema di accoglienza e integrazione Sai a Osteriola. Il Cas invece ospita altri migranti» ha spiegato l’amministratrice delegata di Solco prossimo che gestisce la struttura Michela Burattini. g.b.