Imola, la discarica riaperta fa ancora discutere

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Un milione di euro per gli interventi di somma urgenza, ovvero quelli messi in campo subito dal 17 maggio scorso e nei giorni immediatamente successivi, quando la Romagna era sotto il fango. Altri 7 milioni di euro per gli interventi di manutenzione da fare subito dopo aver liberato case e persone. Vale a dire: manutenzione delle strade, ripristino di argini ed eliminazione di terra per smottamenti e frane. Questa è la cifra che il Comune di Imola ha quantificato e chiesto per rimettere in sesto soprattutto le zone della Bassa interessate dall’alluvione. Cifre illustrate ieri velocemente nella commissione bilancio che ha fatto il punto su questo ed altre variazioni dei conti condizionate proprio dagli eventi di maggio, eventi che, mutando alcune priorità, hanno inciso anche sul Documento di programmazione unico in corso di discussione da circa un mese, sul quale sono stati annunciati emendamenti dalle opposizioni in vista dell’approdo, a breve, in consiglio comunale.

Discarica ancora al centro

Fra i temi su cui più si è accalorata la commissione Bilancio di ieri c’è stata la discarica Tre Monti. Forte di un recente accesso agli atti, a sollevare la questione è stato il consigliere di Fratelli d’Italia Nicolas Vacchi che ha chiesto ancora una volta lumi su quanto sta accadendo all’interno dell’impianto di via Pediano. Ha risposto l’assessora all’ambiente Elisa Spada: «A luglio e agosto sono partiti, o proseguiti, in accordo con Arpae, Ausl e in collaborazione con Hera, una serie di monitoraggi sulle acque sotterranee e sui movimenti franosi – ha spiegato Spada –. Sono inoltre stati attivati i nasi elettronici per le rilevazioni anche dell’inquinamento olfattivo».

Rifiuti dell’alluvione

Sui rifiuti conferiti dopo la riattivazione conseguente all’alluvione, incalzata dai consiglieri Nicolas Vacchi e Rebecca Chiarini del Gruppo misto che presiede la commissione, l’assessora Spada ha risposto che «si tratta di rifiuti ingombranti e anche molti libri che non possono essere inceneriti in quanto coperti di fango, provenienti da città e territori alluvionati e in particolare, Faenza, Ravenna, San Pancrazio, Ostellato e anche Forlì. Costituiscono circa il 60% dei rifiuti entrati in discarica in questi mesi. Il resto sono “sovvalli”, ovvero materiali non riciclabili, derivanti dalla selezione delle raccolte differenziate di Hera. Questi rifiuti nel momento in cui escono da un impianto di selezione vengono definiti speciali».

Le quantità totali delle tonnellate conferite non sono state specificate, ma quello su cui hanno insistito i consiglieri di opposizione è come mai non fosse riferito all’alluvione anche il restante 42% dei rifiuti entrati alla discarica Tre Monti e dove sarebbero stati messi se Imola non avesse riaperto proprio dopo l’alluvione. «Sarebbero stati mandati in altri impianti in regione» ha parzialmente risposto l’assessora all’ambiente ribadendo che «per la discarica di Imola si conferma la chiusura al 31 dicembre 2024. Ma va tenuto contro che serviva anche una risposta celere ed efficace alla situazione che si era venuta a creare con l’alluvione in città a noi vicinissime dove ingenti quantità di rifiuti erano state stoccate a cielo aperto con non pochi problemi. La cosa riguardava anche noi. Non si può poi parlare solo di discarica, come amministrazione comunale stiamo lavorando per affrontare un futuro senza discariche, passando dalla eliminazione crescente di rifiuti. Questa estate, ad esempio, abbiamo riorganizzato la raccolta differenziata nella zona industriale imolese».

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