Imola, crolla la natalità. In cinque anni 800 bambini in meno

Il futuro incerto, la precarietà economica e una rete familiare sempre più lacerata. La scelta consapevole di fare un figlio oggi segue un percorso più complicato che in passato, perché l’istinto e il desiderio di diventare genitori si scontrano con gli ostacoli che, carta e penna alla mano, appaiono insormontabili ancora prima della gravidanza.

Imola in questo non è diversa da altre città. Anche qui negli anni si incontrano sempre meno bambini: circa 800 in meno negli ultimi cinque anni. Per l’esattezza, se al 31 dicembre del 2017 sul territorio comunale i piccoli fino agli 11 anni erano 7.433, alla fine del 2022 erano 6.610.

Volendo sdrammatizzare, quando si dice che i cani sono come dei figli non è proprio così, perché invece ci sono più cani che bimbi. Nel 2017, i migliori amici a quattro zampe a Imola erano 11.190. Dopo cinque anni, nel 2022, sono persino aumentati, fino a 13.253, e si parla solo dei cani registrati all’anagrafe canina. Un dato significativo che le speranze del “baby boom”, atteso invano dopo gli anni più duri della pandemia, non hanno mitigato.

I figli tra desideri...

Cosa passi per la testa dei futuri genitori è difficile a dirsi, soprattutto senza cadere in generalizzazioni. Un osservatorio privilegiato però lo ha senza dubbio il Consultorio familiare dell’Ausl di Imola, diretto dalla psicologa Anna Strazzari. «Dai tanti colloqui – spiega – che svolgiamo ho l’impressione che nel tempo le dimensioni del desiderio e del progetto della genitorialità si siano man mano allontanate. La genitorialità consapevole mi pare si muova lungo tre direttrici che più emergono negli incontri: del desiderio, del bisogno e del progetto. Quella del desiderio è una dimensione fondamentale, che va nutrita fin dalla relazione di accudimento ricevuta da piccoli. C’è sempre, sia in chi diventa genitore sia quando ciò non si realizzasse».

...e progetti complessi

«Negli ultimi anni il desiderio non si sposa più con il progetto, la dimensione più consapevole – afferma Strazzari –. Ci si chiede quanto costerà, pesa il fatto di non avere una casa o un lavoro fisso, così come l’incerto futuro ambientale e sanitario. Queste due dimensioni, tempo più vicine, si sono allontanate. Il progetto, potremmo dire, fa rimandare il desiderio. Sotto a tutto questo c’è la spinta più inconsapevole del bisogno, che talvolta mette in scacco». Insomma, anche lo scenario globale ha la sua rilevanza, e a ciò si aggiunge il fatto che «nell’area del progetto alcune coppie sono più sguarnite perché non hanno aiuti. I nonni sono lontani, in Italia o anche all’estero, o lavorano ancora. La dimensione della famiglia allargata si è persa e nella valutazione della genitorialità si è soli», prosegue Strazzari.

Il tutto pare confermato dal fatto che al Consultorio, che offre servizio «anche a molte persone da fuori il circondario», si registra una forbice: «Le donne sono in gran parte molto giovani, potremmo dire più spinte dal desiderio, o più mature, quando si raggiunge invece una maggiore stabilità», conclude Strazzari.


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