Buongiorno Gianni Indino, presidente del Silb dell’Emilia Romagna. L’ex sindaco di Ravenna ed ex senatore Vidmer Mercatali dice: «Chi castiga i bagni per tutelare le discoteche non ha capito niente».
«Sono tra quelli che non hanno capito niente, secondo lui. Prendo atto».
Cosa non condivide del ragionamento di Mercatali?
«Beh, intanto non mi sento di non capire niente».
Andiamo al merito.
«Da oltre dieci anni ho accolto favorevolmente la nascita dei
chiringuito in spiaggia. Ritengo che rappresentino un valore aggiunto alla vacanza, ottimi per un aperitivo al tramonto, con i piedi sulla sabbia».
Ma?
«Purtroppo si va molto oltre. Se i bagni chiudessero al tramonto poi i turisti verrebbero di fatto messi a disposizione di tutte le altre categorie economiche: andrebbero a cena e poi a ballare nelle discoteche. Al contrario si sta tenendo la spiaggia aperta quasi 24 ore su 24».
La divergenza, sembra di capire, sta tutta qua: lei vorrebbe che la domanda turistica assecondasse l’offerta, mentre Mercatali ritiene che l’offerta turistica vada modellata sulla base della domanda, soprattutto quella dei giovani. Tradotto: se un turista vuole divertirsi in spiaggia di sera e di notte perché gli deve essere impedito?
«Perché è illegale, innanzitutto. Dopo l’una di notte non si può accedere agli stabilimenti balneari. Poi, per carità, lo si è sempre fatto. Ma si trattava di fenomeni marginali. Oggi la spiaggia viene occupata di notte da migliaia e migliaia di persone grazie all’offerta di imprenditori senza scrupoli».
Ci va giù pesante.
«Proprio così, senza scrupoli e senza titoli, che si ergono a imprenditori del settore mettendo in pratica attività illegali».
Se la domanda chiede il ballo in spiaggia non varrebbe allora la pena legalizzarlo?
«Certamente. Infatti sono favorevole alla nascita delle discoteche in spiaggia, mai detto il contrario. Però all’interno di una cornice di regole chiare per tutti. Ha presente a quanti adempimenti è sottoposto il gestore di un locale da ballo per potere aprire?».
Posso immaginarlo.
«Un’infinità, compresa, ad esempio, la presenza di un’ambulanza per i soccorsi quando ci sono oltre 1.500 persone. In spiaggia? Niente. Vale tutto. Non si può giocare con la sicurezza. E comunque questa si chiama concorrenza sleale».
Come ne usciamo?
«Noi la diciamo così: stesso mercato, stesse regole. Non capisco come un uomo delle istituzioni come l’ex sindaco di Ravenna possa avere autorizzato delle operazioni così al di fuori del contesto normativo».
Non si balla in spiaggia solo a Ravenna: succede, più o meno, su tutta la costa romagnola.
«Infatti. Nella mia provincia, Rimini, ho condotto una piccola indagine. Sa quante imprese di spiaggia hanno le autorizzazioni per fare ballare il pubblico? Zero».
I giovani però in spiaggia vogliono ballare.
«Per forza…se ci metti il dj e la musica da discoteca come li tieni fermi? Ma se non sei una discoteca perché devi avere il vocalist o il deejay? Faccio parte della Commissione di vigilanza che viene chiamata a ispezionare tutta l’impiantistica quando ci sono oltre 200 persone con l’intrattenimento offerto da un deejay. In spiaggia la Commissione non è mai stata chiamata. Perché di queste regole non se ne preoccupa nessuno? E io dovrei sentirmi quello che non ha capito niente perché questo è ciò che vogliono i giovani? I fenomeni vanno gestiti e governati, non lasciati al caso. Posso citare un esempio positivo?».
Prego.
«Qualche anno fa, ormai parecchi anni fa, avevamo la spiaggia completamente invasa dai venditori abusivi. Gli agenti che intervenivano venivano insultati o addirittura aggrediti dai turisti che ritenevano giusta la presenza degli abusivi. Ma quello era un fenomeno illegale e con determinazione è stato quasi estirpato o quantomeno molto contenuto. Se avessimo fatto quello che voleva la gente, oggi ci saremmo ritrovati con chilometri e chilometri di abusivi che vendono merce pericolosa e che producono un danno enorme alle imprese legali. L’Italia è un grande Paese, la nostra regione è un esempio per tutti: perché non viene dato un segnale chiaro di legalità?».
Forse perché tampona una richiesta del turista in un periodo complicato per l’offerta: del resto le discoteche sono in crisi da molti anni.
«Se quella del ballo abusivo in spiaggia è la risposta allora lo possiamo certificare coi numeri: non ha funzionato. Le discoteche erano e restano una forte attrattiva turistica, capace di condizionare la scelta della destinazione dei ragazzi. Diciamoci la verità: nei
chiringuito io ci sono stato, ci trovi tutti giovani del posto, i turisti nemmeno sanno che esistono. Al contrario, scelgono come vacanza la nostra Riviera, la cui offerta è in grande ripresa e crescerà ancora con investimenti milionari come quello dello Space a Riccione, o Ibiza, proprio per le discoteche dove trovano grandi deejay internazionali che costano dai 20mila ai 100mila euro, sicurezza garantita e prodotti di qualità».
Però fanno fatica a stare aperte.
«In Emilia Romagna e in tutta Italia quando una discoteca apre fa mediamente il pieno: la richiesta c’è e risponde a un’offerta di grande livello con ragazzi disposti a pagare il biglietto per entrare o per assistere ai grandi concerti proposti. È vero che le discoteche, salvo alcune in estate, non riescono a tenere aperto con continuità durante l’arco della settimana ma su questo incide moltissimo il fenomeno dell’abusivismo dei locali di spiaggia che fanno concorrenza a prezzi stracciati».
Quindi vede di buon occhio le discoteche sulla spiaggia, potrebbe essere questa la soluzione?
«Sì, vanno chiaramente costruite le regole, ma fino ad allora non possiamo tollerare l’illegalità diffusa. È necessario aprire immediatamente un tavolo di confronto per trovare una forma di convivenza provvisoria. Il modello del Papeete di Milano Marittima o quello del Samsara a Riccione funziona benissimo: si sta in spiaggia fino al massimo alle 21. Poi si fa altro».
Cosa risponde a chi parla di corporativismo, di difesa dell’esistente senza una reale prospettiva?
«Dico che ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro, oltre alle imprese, non meri interessi di bottega, che insieme rappresentano un volano autentico per la Riviera».
Come si sta muovendo la politica? Da trent’anni il dilemma sul ballo in spiaggia resta senza risposta.
«Credo che i politici ritengano impopolare prendere una posizione. Solo così si spiega il fatto che questa illegalità diffusa non venga stroncata. Al contrario, andrebbe fermata sul nascere e non invece con interventi spot, magari a fine stagione, che davvero non servono a nulla».