VENEZIA. Dall'Adriatico al Mediterraneo orientale. Da Venezia all'Europa e al mondo. La quarta edizione del Salone nautico di Venezia, che si è svolta dal 31 maggio al 4 giugno, ha confermato i segnali positivi registrati sin dall'inizio di questa manifestazione. Fabrizio D'Oria, direttore operativo di Vela (società in-house del Comune di Venezia che organizza la manifestazione), spiega in questa intervista al Corriere Romagna quale ruolo intende giocare il Salone, sia in Italia sia all'estero.
Quali sono per voi gli indicatori che misurano la crescita del salone? Quali i segnali che vi dicono di essere sulla buona strada?
«I segnali che registriamo sono innanzitutto il ritorno degli espositori. Quando gli espositori ritornano vuol dire che hanno trovato un loro equilibrio tra la domanda e l'offerta. Noi quest'anno avevamo 220 espositori, il 90% di questi era venuto all'edizione precedente. Significa che credono nel progetto. Un progetto che è giovane e ha solo quattro edizioni di cui la prima nel 2019 con la successiva che è dovuta saltare per il Covid. Quest'anno abbiamo avuto espositori italiani e internazionali: 180 nazionali e 40 stranieri. Un altro punto di misurazione è la crescita delle partnership istituzionali. E qui sottolineo quella dell'Istituto per commercio estero che, con la sua terza partecipazione, consolida il valore internazionale del salone nautico, sia attraverso una campagna di comunicazione sia attraverso la presenza di buyer e giornalisti con particolare riferimento all'Europa dell'Est».
Quale ruolo può giocare la Romagna, con la sua rete di cantieri e di imprese, per sviluppare il salone?
«La Romagna si inserisce pienamente nel progetto. Quando il sindaco Brugnaro ha lanciato il progetto ha parlato proprio dell'Adriatico e del Mediterraneo orientale. L'Italia è un paese fatto di coste. Non c'è solo la costa tirrenica, c'è anche la dorsale adriatica che è ricca sia di porti (e c'è attenzione a sviluppare la rete della portualità legata al turismo di qualità) sia di cantieri. L'opportunità di creare un salone sull'Adriatico ha una doppia funzione: da un lato valorizza i cantieri e le aziende presenti (e ovviamente i romagnoli sono tra questi) e dall'altro vuole stimolare sempre più la crescita della portualità del lato adriatico, che oggi è meno conosciuta di quella del lato croato. Far conoscere sempre più i porti e sollecitare la politica sulla loro crescita anche in maniera sostenibile è una delle tematiche del salone nautico. La portualità dell'Adriatico è uno dei nostri temi fondamentali».
In cosa volete differenziarvi dagli altri saloni?
«Quando è nato il salone tutti hanno detto: mai in conflitto con Genova. Noi ci ci siamo rivolti al mare Adriatico in una prima parte dell'anno, l'ultimo salone prima della stagione estiva. Non c'era un salone internazionale sull'Adriatico (ma noi allarghiamo lo sguardo anche al Mediterraneo orientale), però c'era una fortissima domanda. In più siamo una località che è facilmente accessibile, ben collegata alla rete ferroviaria e con un aeroporto internazionale. Vogliamo offrire alla cantieristica italiana la possibilità di presentarsi al mondo e al tempo stesso aiutare lo sviluppo di una portualità dello yachting tutto l'anno sull'Adriatico».