Il romagnolo Ugolini che scoprì il sito di Butrinto in Albania
Albania sugli scudi in questa calda estate 2023. Gli italiani si sono accorti di quanto sia vicino all’Italia il “paese delle aquile”, con le sue città storiche, l’accoglienza, il mare cristallino… Un paese fratello, l’Albania, legato anche alla Romagna: uno dei più importanti siti archeologici del paese, Butrinto, a pochi chilometri da Saranda nel sud, fu scoperto e scavato infatti per la prima volta proprio da un romagnolo, il bertinorese Luigi Maria Ugolini fra il 1928 e il 1939, mentre dal 2000 le ricerche nel sito, che dal 1992 è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, continuano anche a opera di una missione archeologica dell’Università di Bologna sostenuta dal ministero Affari esteri e Cooperazione internazionale e guidata attualmente da Enrico Giorgi con Belisa Muka dell’Istituto di Archeologia di Tirana.
Come Schliemann con Troia
«Proprio come Schliemann che individuò Troia grazie alla lettura dell’ Iliade – racconta Giorgi – Ugolini seguendo le indicazioni dell’ Eneide rintracciò Butrinto, la “piccola Troia” fondata da Andromaca ed Eleno dove sarebbe approdato Enea in fuga».La scoperta di Butrinto fu un momento saliente dell’archeologia del Mediterraneo ma non sono molti a ricordare il nome di Ugolini, nato a Bertinoro nel 1895 e lì morto nel 1936 per i postumi di una ferita ricevuta in combattimento durante la Prima guerra mondiale. L’aver condotto le ricerche per conto del regime fascista (l’incarico per una prima ricognizione in Albania venne allo studioso proprio da Mussolini, nella primavera del 1924) provocò infatti una damnatio memoriae di cui gli archeologi moderni stanno però avendo ragione. Se è vero infatti che i suoi studi prima a Phoinike e a Butrinto, nel sud dell’Albania, e poi a Malta, furono voluti dal fascismo per avvalorare l’idea di una presenza e di un dominio italici trans-adriatici, è anche innegabile che l’individuazione del sito diede un contributo notevole alla conoscenza del popolamento e delle rotte migratorie antiche.
«Il riconoscimento Unesco del resto è indicativo – rincara Enrico Giorgi –, e individua un luogo in cui protagonista è un paesaggio prodotto dall’ambiente e dall’uomo, dove terra e mare dialogano e si confrontano da millenni in una sorta di magia. L’Epiro, di cui faceva parte anche l’Albania meridionale, era infatti una terra di confini, di frontiere geografiche e culturali, una soglia, anzi le prime “colonne d’Ercole”, visto che qui che i Greci di Corinto nell’VIII-VII secolo facevano tappa per poi raggiungere gli sconosciuti territori a Ovest, e fondare quelle che poi sarebbe diventate le grandi città della Magna Grecia, prima fra tutte, Siracusa».
Dalla fondazione ellenica a Venezia
La vita di Butrinto continua per millenni, dalla fondazione ellenica alla presenza romana, bizantina, e poi ottomana e veneziana. Il teatro, il tempio di Asclepio, parte della cinta muraria furono scoperti già da Ugolini, mentre oggi gli scavi continuano nel Foro con una missione Usa guidata da Richard Hodges, una leggenda dell’archeologia nel Mediterraneo, e sull’acropoli grazie agli archeologi bolognesi.«Ma Butrinto – spiega Giorgi – fa parte dell’immaginario collettivo albanese, anche se il regime di Enver Oxha per ovvi motivi fece in modo di “perdere” informazioni sul sito. Lo studio di archeologi albanesi come Morina fu invece decisivo per documentare dettagli che ora non esistono più, e contribuire a creare l’interesse che avrebbe poi portato all’istituzione del sito Unesco».
Romanzesca la storia della scoperta, con un Ugolini solo, in un paese senza strade, da percorrere per le vie d’acqua chiedendo ospitalità nelle capanne dei pastori.
«Dopo una notte in uno di questi rifugi di fortuna sulla penisola vicina a Saranda – racconta Giorgi –, Ugolini all’alba si incammina mentre, lo racconta nel suo Butrinto. Il mito di Enea. Gli scavi, delle cicogne passano su di lui volando da destra a sinistra. Sulla collina di Kallidò ci sono delle mura, ma lui non si lascia fuorviare, si guarda intorno e scorge al di là del canale un luogo che potrebbe essere un’acropoli. A bordo di un barchino attraversa il braccio di mare e si trova davanti a fortificazioni ciclopiche: il luogo descritto da Virgilio… !».
Butrinto, visitata ogni anno da decine di migliaia di visitatori, è inserita oggi in un importante progetto internazionale Aeneas legacy: the down of the ancient Butrinto, e visitatori di tutto il mondo si aggirano fra le colonne del battistero e il tempio del dio guaritore: e sembra quasi di vederlo, il visionario Ugolini, seduto sui gradoni del teatro, sulle tracce di quell’Enea che avrebbe unito la storia dell’Oriente con quella dell’Occidente.