Il ritorno dei mitici Cccp tra Rimini e Reggio Emilia

«Siamo stati un gruppo di teatro primitivo che abusava della musica». Giovanni Lindo Ferretti si contorce, si guarda a destra e a sinistra, seduto a un tavolo che trasuda di storia. Ieri con una conferenza stampa trasmessa anche in streaming da Palazzo Masdoni, storica sede del Partito Comunista di Reggio Emilia, è stato presentato l’evento che a quarant’anni dall’uscita del primo ep “Ortodossia” e a trent’anni dello scioglimento del gruppo, racconterà la storia dei Cccp.

La mostra

“Felicitazioni! Cccp. Fedeli alla linea. 1984-2024”, questo il titolo, sarà ospitata ai Chiostri di San Pietro del capoluogo emiliano, organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia. Dal 12 ottobre 2023 e fino all’11 febbraio 2024 immagini, suoni, testi, abiti, scenografie ed esperienze faranno rivivere al visitatore i momenti che hanno segnato la loro esistenza.

«Un cantante che non sapeva cantare ma urlare, un gratuggiatore di chitarra, una donna che si vestiva e un uomo che si spogliava»: in questi termini, quarant’anni dopo, e proprio all’indomani della morte di chi hanno tenacemente osteggiato («Ci ha lasciati qui da soli» è un loro commento alla notizia del decesso di Berlusconi), il leader dello storico gruppo definisce ciò che a suo modo di vedere sono stati con la loro formazione artistica lui, Massimo Zamboni, Annarella Giudici e Danilo Fatur.

Il libro riminese

Ad accompagnare la mostra sarà un libro edito dalla casa editrice riminese Interno4 edizioni di Massimo Roccaforte, nata dall’esperienza di Nda Press che festeggia con questa pubblicazione i 20 anni di vita. Saranno più di trecento pagine a colori in cui si potrà ripercorre l’esperienza della mostra attraverso la riproduzione delle grafiche, le fotografie, i testi e le immagini originali che hanno accompagnato la storia del gruppo. La prevendita del libro è aperta da ieri sul sito della casa editrice e nelle maggiori librerie. La grafica della pubblicazione e i loghi della mostra sono stati creati da Matteo Torcinovich per Interno4 edizioni.

Che non si parli però di reunion, sottolineano i quattro all’unisono: «Non siamo più né giovani, né strafottenti né belli. Ora siamo vecchi» declama Ferretti con simpatica onestà. Resta però la voglia di raccontarsi e vedere come andrà. «Sarà bello come bella è stata la storia dei Cccp, quindi a qualcuno non piacerà».

La mostra sarà organizzata seguendo un percorso cronologico e antologico. Scorreranno nella prima parte tutti i dischi pubblicati dal gruppo, con il racconto della loro gestazione, del mondo che li circondava e a cui si sono ispirati. Rivivranno suoni, testi, abiti, performance, concerti.

La storia dei Cccp ha intercettato alcuni tra i nomi più caratterizzanti degli anni Ottanta, da Pier Vittorio Tondelli a Luigi Ghirri ad Amanda Lear, che quindi non mancheranno nel percorso espositivo. Ghirri, che curò l’aspetto grafico e fotografico del loro ultimo disco, avrà una intera stanza dedicata. Tra le possibili novità anche la ristampa di un vinile in accompagnamento alla mostra.

«La nostra è una storia che resta legata a Reggio Emilia» sottolinea ancora Ferretti, che non si sottrae a chi gli chiede con quale sentimento accoglie le reinterpretazioni dei vecchi brani, in primis la versione dei Maneskin di Amandoti. «All’inizio non è stato facile – confessa –. Ma mi ci sono abituato. Le canzoni sono come dei figli, e poi quando l’hanno fatta la prima volta non mi è parsa male. Anche Gianna Nannini del resto l’ha interpretata e l’ha fatta sua. E poi è anche la canzone preferita del vescovo di Reggio Emilia». «Con la nostra musica – conclude – abbiamo travalicato anche i confini destra e sinistra. Quando abbiamo scoperto di essere icone anche per i giovani di destra non ne eravamo contenti ma ce ne siamo fatti una ragione. E poi anni fa ho scoperto che tra i nostri fan c’erano anche dei monaci».

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