Il dialetto riminese si fa strada
Amarcord, Cagnina, trebbo. I significati di queste tre parole del dialetto romagnolo sono, da ieri, disegnati sui marciapiedi della città, grazie a una campagna di comunicazione pensata dalla casa editrice Zanichelli.
La lingua italiana è un organismo vivo che si trasforma nel tempo e che ingloba al suo interno termini che hanno origini diverse, provenendo ad esempio dall’inglese o dal francese. Ma non solo le lingue ufficiali hanno l’“onore” di entrare nell’eloquio degli italiani. Zanichelli informa che «nel corso dei secoli e anche in anni recenti, molti termini di derivazione dialettale sono stati via via inseriti nel vocabolario Zingarelli», celebre guida alla lingua italiana pubblicata dalla casa editrice bolognese. Una scelta dettata dalla considerazione che «in alcuni casi si tratta di termini stabilmente usati nella lingua italiana da molto tempo. Per esempio, tra i più recenti, il napoletano “inciucio” (pettegolezzo; poi accordo sottobanco, pateracchio), il milanese “schiscetta” (contenitore per alimenti), il romanesco “pischello” (ragazzino, pivello)».
Ecco allora che Zanichelli porta direttamente sulle strade (soprattutto sul lungomare e nel centro storico), in forma di “graffiti urbani”, occasioni di riflessione sulle capacità di espressione e sull’origine delle parole. La tecnica è quella dei “green graffiti”, che utilizza una miscela completamente naturale per realizzare i graffiti sull’asfalto. Quando la campagna sarà finita, i messaggi verranno cancellati usando soltanto acqua. I residui del graffito che finiscono nel sistema di scarico sono totalmente innocui per l’ambiente.
Sono state scelte tre parole (Amarcord, Cagnina, trebbo) per questa operazione di salvaguardia del dialetto. “Amarcord”, io mi ricordo, è termine noto grazie al titolo dell’omonimo film di Federico Fellini. “Cagnina” è il famoso vino rosso da dessert prodotto in Romagna dal vitigno Canaiolo. “Trebbo” è incrocio, ma anche luogo d’incontro.
«Non conoscevo questa iniziativa, ma mi sembra molto interessante – dice Nadia Bizzocchi, direttrice della Biblioteca Gambalunga –. La componente dialettale è una delle radici poetiche della lingua italiana. Ci sono vari tentativi di salvaguardia del dialetto che è una delle radici più forti dell’immaginazione letteraria. Mi piace molto, mi sembra utile questa campagna comunicativa che vuole mantenere viva la componente dialettale della lingua nell’intera comunità cittadina, non solo in quella colta, ma in generale, comprendendo anche i visitatori della città».
Riguardo la scelta dei tre termini dialettali “stampati” sui marciapiedi riminesi, Bizzocchi afferma che «Amarcord è linguaggio universale, Cagnina è il vino, però mi piacerebbe capire come sono arrivati alla scelta di “trebbo”, che mi suona poco riminese. Io sono nata a Rimini e i miei genitori parlavano ancora in dialetto, quindi non sono estranea a questa parlata nell’uso comune. Trebbo lo sento un po’ letterario, mi fa venire in mente La piè, i cultori della poesia dialettale più di ambito forlivese, faentino… Resta il fatto che l’iniziativa mi sembra interessante».
Sempre riguardo il dialetto, la direttrice della Gambalunga continua: «Credo che anche la Regione stia lavorando molto sulla salvaguardia del dialetto, per non perderne i significati, per l’importanza che ha come sorgente di immaginazione della lingua. Chiunque ha sperimentato l’ascolto del dialetto sa che le parole dialettali, più di quelle in lingua, sono capaci di “fulminarti” con l’idea che vogliono rappresentare».