Rimini, i ragazzi: non dateci dei deficienti perché parliamo in "corsivoe"

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«Basta critiche al corsivo parlato. Vogliamo una scuola dove ci sia posto per le risate». I ragazzi replicano alle stoccate lanciate da alcuni docenti sulle colonne del “Corriere Romagna”.

Nel mirino era finito il tormentone estivo dell’influencer milanese Elisa Esposito che ha conquistato anche la Riviera. La nuova lingua del “corsivoe” non è complicata e per impararla non servono abilità, né tanto meno il vocabolario. È sufficiente allungare il finale di parole o frasi, rendendo le vocali un po’ chiuse e strascicate, per creare un effetto cantilena dai toni squillanti e snob.

Una parodia del milanese, secondo alcuni, che “La prof” Esposito insegna a colpi di clip con tanto di sottotitoli, registro e occhiali. Lezioni dal ritmo blando che sono valse alla 19enne 27 milioni di “like” su TikTok, oltre alla roccaforte da 270mila follower espugnata su Instagram.

«È la solita furbizia per guadagnare 15 minuti di celebrità assieme ad un vagonata di soldi», aveva tuonato una (vera) insegnante del riminese, lamentando che i giovani imparano solo a «imboccare scorciatoie per successi effimeri, senza mai sperimentare la gavetta».

A una manciata di giorni dalle dichiarazioni al vetriolo, basta fare due passi lungo le spiagge belligeane per raccogliere la risposta degli adolescenti. Riflessioni sparse che messe in fila ci vanno giù pesante contro il mondo dei grandi prima e a seguire della scuola.

I prof non sorridono

«Gli adulti mancano di coerenza - esordisce una 14enne di Santarcangelo -. Erano dispiaciuti per noi durante il lockdown, ma appena cerchiamo di staccare la spina ci danno subito di deficienti». Un boccone difficile da mandare giù, dopo due anni «di museruola, a distanza di un metro o due come soldatini».

Quanto al “corsivoe” alza le spalle: «Mica è una droga, non facciamo nulla di male, solo due risate per non pensare ai disastri che stanno succedendo, dalla guerra in Ucraina alle cavallette, passando per la siccità e il caro benzina. Sembra di vivere in una profezia Maya e a casa si respira un’allegria da funerale h 24».

Più tagliente una liceale di Viserba, telo a fiori e braccia conserte: «Peccato che i social siano una conquista recente, mi piacerebbe vedere i modi intelligenti in cui si divertivano i genitori».

A distanza di tre stabilimenti, in direzione Igea, si levano sassolini dalle infradito anche due tredicenni del posto. «La scuola non è divertente e potrebbe imparare parecchio da Elisa - commenta la prima “pucciando” la brioche nel cappuccino -. Riguardo alle lezioni magari resterebbero più impresse, se ogni tanto i prof sorridessero». E rincara: «Il problema è che manca una via di mezzo: o sono rigidi come mummie o fanno troppo gli amiconi, manco fossimo coetanei».

Ribadisce infine quanto sia dura imparare respirando per ore ansia e senso di inadeguatezza, «le emozioni più diffuse tra i banchi che ti fanno agognare l’intervallo solo per poter sbirciare il cellulare».

L’aspetto conta

Ma non è tutto. «Nei video Elisa è sempre ben vestita e truccata - le fa eco un’amica - al contrario di tante insegnanti che ignorano persino la spazzola: quando scrivono alla lavagna si vede la forma del cuscino impressa sulla nuca», scuote la testa rimarcando che «nella comunicazione l’aspetto conta eccome, perché quello dei giovani è un mondo nuovo con chiavi d’accesso particolari».

Molto più lapidari i commenti delle quote azzurre del lido vicino: «È una moda diffusa solo tra le ragazze - allargano le braccia due allievi di terza media -. A noi sembra stupido parlare come se avessimo 9 anni. E per dirla tutta le femmine imitano Elisa solo perché vorrebbero essere come lei, vale a dire belle, magre e famose».

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