Hotel Duomo, la proprietà va a Leonardo Patacconi

«C’eravamo entrambi, ma la mano l’ho alzata solo io. E questa volta non ci sono dubbi. L’hotel DuoMo è mio». Ha la voce visibilmente soddisfatta Leonardo Patacconi, 33 anni, l’imprenditore ex amministratore unico del tour operator Condor, fondato oltre 60 anni fa da suo padre Stefano, che ieri mattina, con un’offerta di 2.5 milioni di euro, è diventato proprietario del gioiello realizzato in via Giordano Bruno dell’archistar israeliana Ron Arad. In realtà il DuoMo di cui ieri è entrato in possesso sborsando 280mila euro in più, era stato già suo per alcune ore lo scorso dicembre quando aveva presentato un’offerta d’acquisto per 2 milioni e 220 mila euro. Senonché a pochi minuti dalla chiusura dell’asta bandita dal Tribunale fallimentare di Rimini, era arrivata l’offerta di una società milanese dietro cui si è sempre mormorato ci fosse un altro imprenditore turistico riminese, che rilanciò con un’offerta di 2 milioni e 450 mila appena in tempo. Da qui il loro ricorso al Tar e la nuova asta di ieri mattina, dove i milanesi si sono presentati senza però rilanciare la nuova offerta di Patacconi. L’investimento ritoccato al rialzo, non modifica altro. Restano infatti invariati i termine del precedente “accordo”. Ovvero l’intera somma dovrà essere versata da Leonardo Patacconi entro 90 giorni che, oltre alle autorizzazioni ed ai permessi per esercitare l’attività (il DuoMo ha continuato a lavorare grazie al curatore fallimentare), dovrà mantenere in essere i contratti di tutti i dipendenti.

Pronti via

Una rinfrescata alle 34 stanze e alle 9 suite spalmate su duemila metri quadrati di superficie, che sono state oggetto come la hall di veri e propri pellegrinaggi di appassionati d’architettura, sarà la cosa più urgente da fare non appena gli saranno consegnate le chiavi.

Cosa accadrà ora

«Vorrei rilanciare la zona bar, attualmente aperta solo per le colazioni ed il ristorante. Mi piacerebbe che il DuoMo ritornasse un punto di aggregazione e di riferimento per i riminesi, anche attraverso eventi, dj set e aperitivi».

Perché secondo lei una struttura invidiata in tutto il mondo, ha avuto una vita così travagliata?

«È mia personalissima opinione che tutti i problemi siano nati a causa delle grosse esposizioni finanziarie con le banche, per poi arrivare al colpo di grazia dato dal Covid. Non per niente il fallimento è stato dichiarato nel pieno della pandemia».

Buon lavoro.

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