Gli avvocati di strada: "Residenza negli hotel, senza non si trova lavoro a Rimini"

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«Basta timori infondati: che residence e hotel concedano la residenza a chi vi dimora». Il fronte rovente dell’emergenza abitativa viene inasprito da un’ulteriore spina nel fianco. Le strutture ricettive rifiutano di dare la residenza a chi si vede costretto a soggiornarvi, in mancanza di una propria abitazione. Eppure senza residenza è impossibile avere un contratto di lavoro o di locazione e persino un medico di base. A puntare i fari su una questione dai contraccolpi a catena è il 36enne Diego Montemaggi, coordinatore della sede riminese di Avvocati di strada.

Avvocato Montemaggi, cos’è impossibile fare in mancanza di una residenza?

«In termini pratici senza residenza non si può richiedere la patente, né aprire un conto corrente, e neppure avere un contratto di lavoro o di locazione. Aggiungo che i problemi maggiori sono legati al welfare, nazionale e non, compreso il fronte case popolari. Si tratta di uno degli aspetti più paradossali per chi vive in strada: vedersi precludere la presa in carico dai Servizi sociali del Comune».

Scendiamo nei dettagli.

«La residenza anagrafica è presupposto necessario per l’accesso e l’assegnazione di un medico di base che a sua volta svolge una funzione “filtro” per assistenza farmaceutica, prestazioni specialistiche e assistenza ospedaliera. Per le persone senza dimora, prive di residenza, l’assistenza medica di base non è dunque garantita ma solo prestazioni di pronto soccorso. Viene inoltre precluso l’accesso a Centri di salute mentale, Sert (Servizio per le tossicodipendenze) e consultori. E ancora: il criterio con cui i Servizi sociali prendono in carico un assistito e ne sostengono i relativi oneri è quello della residenza».

Problemi anche per il lavoro?

«Per aprire una partita Iva viene richiesto come requisito l’indicazione del Comune di residenza. Per quanto riguarda invece il lavoro subordinato, Inps (Istituto previdenza sociale) e Centri per l’impiego non richiedono necessariamente una residenza poiché è sufficiente l’indicazione di un domicilio, ma la mancanza di iscrizione anagrafica crea pregiudizi nei confronti delle persone. Il requisito risulta indispensabile anche per la concreta erogazione di alcune prestazioni tra cui la pensione. Ricordo, inoltre, che una persona senza residenza non può essere iscritta in nessuna lista elettorale di nessun Comune, né richiedere il rilascio della carta di identità. Questo documento è indispensabile anche per l’apertura di un conto corrente. E alcuni moduli per inoltrare istanza di patrocinio a spese dello Stato contengono la richiesta di indicazione della residenza».

Quali sono i pregiudizi ricorrenti?

«Nel corso della nostra attività ci siamo scontrati con una serie di leggende e falsi miti che vorremmo sfatare. Molte persone, che si rivolgono a noi anche solo per una consulenza, ci raccontano dell’impossibilità di ottenere la residenza nel luogo dove dimorano, perché il locatore non intende “concederla”».

Come confutare paure senza fondamento?

«Posto che l’iscrizione anagrafica è un diritto e che non dovrebbe neppure essere necessario il consenso dei proprietari (soprattutto in presenza di un contratto di locazione registrato), questi ultimi hanno il timore che la residenza possa ostacolare in futuro il rilascio dell’appartamento. Ciò non corrisponde al vero dato che dalla residenza non nascono diritti ad occupare e permanere in un’abitazione, quando venga a cessare il contratto di locazione. Altro mito da sfatare? Credere che sia impossibile ottenere la residenza in strutture ricettive, come alberghi e residence, mentre si può ottenere l’iscrizione anagrafica se vi si dimora regolarmente. Ma non basta».

Ovvero?

«Si può iscrivere la propria residenza in un immobile dove già viva un nucleo familiare. Qualora ne sussistano i presupposti di legge, è possibile procedere alla creazione di due nuclei familiari distinti, quindi con due differenti Isee, purché manchi qualsivoglia legame di matrimonio, parentela, affinità e adozione, nonché tutela o vincoli affettivi».

Cosa auspicate?

«Che i timori infondati siano spazzati via, permettendo a tutti l’iscrizione anagrafica nel luogo dove effettivamente dimorano».

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