Giornalismo in lutto, è morto Lorenzo Tazzari

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Ha lavorato fino all’ultimo Lorenzo Tazzari, come un giornalista vero, di quelli incapaci di scindere vita e professione. Una vita che si è fermata ieri a 66 anni, dopo una malattia brevissima, tenuta nascosta fino a quando ha potuto anche ai suoi colleghi del Carlino, quotidiano nel quale il suo nome si era affermato negli anni nel giornalismo locale.

Una notizia inaspettata quella che ieri ha scosso non solo la redazione di via Salara - già duramente provata dalla recente scomparsa di Marcello Petronelli -, ma tutto il giornalismo ravennate, di cui Tazzari è stato fino all’ultimo protagonista.

Nato nel Lughese, aveva mosso i primi passi nella redazione di Pesaro prima di giungere a Ravenna e poi a Forlì, come capo del dorso locale, fino ad approdare in Emilia, alla Gazzetta di Modena, sempre da capo redattore. Nei primi anni ‘90 venne scelto dall’arrembante Messaggero di Raul Gardini per guidare quella squadra che avrebbe dovuto rendere leader in Romagna il quotidiano di via del Tritone.

Un’esperienza che lo portò anche a vivere una parentesi professionale nella Capitale, prima del ritorno a Ravenna, quando decise di accettare l’incarico dell’allora sindaco Vidmer Mercatali come suo portavoce. Un incarico che ricoprì con grande professionalità e imparzialità, senza far mai pesare il suo passato con uno dei quotidiani della città.

Finita quell’esperienza era tornato a fare il cronista, sempre nel suo Carlino, occupandosi di cronaca bianca; con una predilezione per i temi legati all’economia e al porto e anche alla politica locale.

Nonostante una carriera più che trentennale, colpiva di Lorenzo la passione che ancora lo animava per ogni tipo di notizia. Anche con chi era più giovane e inesperto aveva un approccio sempre paritario, improntato a una disponibilità sincera, in cui lasciava trasparire una umiltà non di facciata e una correttezza estrema. La sua lunga esperienza, che lo portò a vincere nel 2007 il premio Guidarello, non gli era mai servita per ergere piedistalli, anzi. Al termine di una conferenza stampa - dalle quali andava via rigorosamente per ultimo - era spesso lui ad avvicinarsi per un veloce confronto o magari solo per sincerarsi di aver trascritto bene una dichiarazione o un semplice aggettivo. «Che poi lo sai come funziona? - diceva sarcastico - che domani quelli che han capito male siamo sempre noi...». E quanto, oggi, a noi tutti - anche a quelli della cosiddetta concorrenza - ci sarebbe davvero piaciuto “aver capito male”. E invece no. È andata davvero così.

Lorenzo lascia due figli e la compagna Vittoria Venturelli, anche lei collega giornalista, a cui va l’abbraccio di tutta la redazione ravennate del Corriere Romagna.

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