Gianni Minà e la Romagna: sport, spettacolo, vacanze

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«I o sono bandito dalla tivù italiana. La Rai attuale del resto mi manca poco. Io ho lavorato in una Rai che mostrava la via, ma quando è andata in crisi come servizio pubblico, ne sono uscito prima di ritrovarmi in situazioni imbarazzanti». Così raccontava di sé Gianni Minà a Forlì nel novembre 2011, intervistato da Maria Teresa Indellicati prima di presentare il suo film In viaggio con Che Guevara. Sempre a Forlì era stato nel 2002, chiamato dal Centro per la Pace a parlare del giornalismo che sfida le multinazionali, argomento che padroneggiava. Giornalista amatissimo, scomparso lunedì sera all’età di 84 anni a causa di una malattia cardiaca, Minà non ha mancato di frequentare la Romagna nel corso della sua lunga e proficua carriera. Spesso per ragioni sportive. Come in quell’estate del 2013 a Santa Sofia, quando gli venne assegnato – nell’ambito del Premio Sportilia alla sua 17ª edizione – il “Memorial Carlo Viola” per le professioni e la comunicazione. O come quando fu lo stesso ciclista cesenaticense Marco Pantani a chiamarlo, all’indomani dei fatti di Madonna di Campiglio che diedero inizio alla fine del Pirata: era il 1999, e nelle battute finali di un Giro d’Italia che aveva in pugno, Marco venne trovato con i valori dell’ematocrito fuori norma e chiese espressamente di rilasciare una lunga intervista a Minà in cui parlò a tutto campo di ciclismo, di doping e dell’ombra delle scommesse. Un’intervista in cui Marco diceva tra l’altro: «Credo negli uomini, ma dal momento in cui mi è stata messa addosso questa croce faccio fatica». Facciamo un passo indietro: nel 1976 troviamo un pezzo a firma di Gianni Minà sul giornalino Finalmente B a cura della Rimini Calcio, edizioni Tecnostampa. Vi scriveva, con acuta bonarietà: «La gente di Romagna è forse l’unica in Italia a non cercare nell’evasione domenicale nessuna rivincita, nessuna rabbiosa rivalsa alle frustrazioni della settimana: si diverte e basta». Si era alla vigilia di un possibile derby d'alta quota con il Cesena, e purtroppo da allora le cose sono un po’ cambiate. Ancora a proposito di calcio, dieci anni prima, nel 1966, Minà era venuto a Riccione per intervistare addirittura il grandissimo Pelè che si trovava in Romagna in viaggio di nozze. Il prezioso filmato è conservato negli archivi Rai. E a Riccione negli anni tornò più volte, grazie soprattutto al Premio Ilaria Alpi, dedicato alla giornalista di Rai3 uccisa in Somalia insieme all’operatore Miran Hrovatin, e al rapporto costruito con Francesco Cavalli, che ricorda: «Minà era affezionato a Giorgio e Luciana Alpi, e una delle trasmissioni televisive più approfondite a proposito dell’inchiesta sulla morte di Ilaria e Miran l’aveva realizzata proprio lui». Continua Cavalli: «Il mio libro La strada di Ilaria inizia proprio con il racconto dell’annuncio della morte di Ilaria e Miran dato da Gianni Minà a Roma a piazza San Giovanni quella domenica 20 marzo 1994». Eccolo, nel racconto di Cavalli, esatto e asciutto come un grande giornalista sa essere: «Gianni Minà è sul grande palco di Piazza San Giovanni. Migliaia di persone si sono date appuntamento a Roma per il concerto in chiusura della campagna elettorale delle elezioni che segnano il passaggio fra la prima e la seconda Repubblica e che avrebbero visto, la settimana successiva, consegnare l’Italia a Silvio Berlusconi. In poco tempo la notizia arriva anche dietro le quinte. Deve essere Minà il conduttore a dare l’annuncio alla folla, ma non vuole farlo da solo. Si fa accompagnare dal cantante Piero Pelù. Gli parla. Insieme escono sul palco. “Ilaria Alpi, giornalista del Tg3 inviata in Somalia pochi minuti fa è stata assassinata insieme al suo operatore Miran Hrovatin”». Sempre a Riccione tornò anche nel 2006, ospite degli incontri di Parole tra noi e dei parchi Aquafan e Oltremare, insieme alla famiglia e all’amico Giuseppe Onorato. Ma come sappiamo Minà aveva la non comune capacità di occuparsi di sport, politica e spettacolo con la stessa, naturale compostezza: nel 1980 – ad esempio – il popolare giornalista realizzò un servizio in occasione del concerto di Edoardo Bennato in uno stadio “La Fiorita” di Cesena tutto esaurito. Era l’8 luglio e, con il consueto sorriso sornione, andò fin sotto alla curva a intervistare gli spettatori: alcuni romagnoli potranno ritrovarsi in quelle immagini ora disponibili sul sito del Corriere Romagna insieme all’intervista a Pantani.

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