Forlì, non vaccinata e in malattia, sospesa prof cesenate di religione: "Ho una forma d'asma"

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Sospesa dalla scuola perché non vaccinata ed in malattia. È quello che è successo a una insegnante di religione di Cesena che ha affidato anche ai social il racconto della sua vicenda ed il suo rammarico per l’accaduto. Lei stava insegnando in due scuole di Forlì: l’istituto aeronautico Baracca (9 ore settimanali) ed il professionale Ruffilli (2 ore). Fino ai primi di dicembre, come racconta lei stessa... «Mi coprivo coi tamponi non avendo fatto nessuna dose di vaccino perché sono una persona allergica con un rischio vaccinale ed avevo paura». Ma poi si è ammalata seriamente di asma ed è entrata in malattia. «La mia sfortuna è di essere in malattia dai primi di dicembre. Non riuscivo a riprendermi e non ho avuto dalla mia parte nessuno, neppure i medici che non hanno voluto mettere per iscritto che in quel momento la vaccinazione mi era sconsigliata. Io sono una persona allergica, due anni fa ho anche avuto il morbo di Lyme, e dovrei fare il vaccino in un ambiente protetto e questo mi ha messo addosso molte perplessità. Per questo non ho fatto nessuna dose ed ho sempre rimandato perché avevo paura a fare il vaccino. Inoltre in quel momento di malattia, non l’avrei poi neppure affrontato perché non stavo bene. Il medico legale mi consigliava di farlo anche con un asma acuta, mentre il laboratorio vaccinale dell’ospedale Bufalini me lo sconsigliava. Ma nessuno ha voluto mettere nulla per iscritto. E così ho allungato la malattia ed adesso la scuola mi ha sospeso». Secondo la donna il suo sbaglio è stato proprio il prolungare la malattia. «Inizialmente avevo chiesto un periodo di congedo per riprendermi e decidere cosa fare col vaccino. Ma poi ho riaperto la malattia e le scuole mi hanno sospesa come è successo a tanti altri docenti. Sono sospesa fino a quando non decido di fare il vaccino. La comunicazione mi è arrivata con una raccomandata ed è questo che mi mi dispiace. Loro hanno applicato la legge ma non mi hanno neppure chiamata per spiegarmi che se agivo così, prolungando la malattia, potevo essere sospesa. Sapendolo avrei mantenuto la richiesta del congedo. Io ho cercato le due presidi, le ho chiamate due volte e non me le hanno neppure passate. Resto sempre una persona... A livello di legge lo possono fare ma mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Mi spiace che ci sia stata questa mancanza di trasparenza». Ed ora cosa pensa di fare? «Da qualche giorno sto meglio e mi prenderò un altro mese e poi vedrò. Intanto sono sospesa anche come stipendio, sono senza lavoro e senza diritti. Sono senza dignità e quando tornerò ad insegnare ai ragazzi mi piacerebbe insegnare un’altra umanità, spiegare che la dignità della persona è connessa al rispetto dei diritti umani che come tali devono essere inalienabili. Un’umanità che a me oggi è stata totalmente negata». Smentiscono invece entrambe le dirigenti scolastiche di non essersi fatte trovare e di non aver cercato di comunicare con la prof. Dicono, com’è già chiaro nei, provvedimenti presi che non potevano fare altro se non applicare la legge. «Avevamo le mani legate e non potevamo fare diversamente - spiega la dirigente del Baracca Maura Barnabei - Ma ancora prima di mandare la lettera d’invito ho chiamato la docente per spiegarle i dettagli. Ancora il 15 dicembre l’ho chiamata per spiegarle cosa poteva fare e trovare una soluzione. Ho poi anche ricevuto una sua mail in cui chiedeva spiegazioni e non riuscendo a risponderle direttamente l’ho fatta chiamare dalla mia collaboratrice fidata. Prima di fare ogni lettera d’invito ho sempre chiamato tutti i docenti per spiegare loro cosa fare, non mi sentivo di prendermi una responsabilità tale senza chiamarli». Lo stesso conferma la dirigente del Ruffilli Lorella Zauli risponde che «Ho solo applicato la normativa, non potevamo fare diversamente. Non è vero poi che non le abbia risposto. Quando non potevo direttamente di persona lo facevo via mai oppure facevo chiamare la professoressa dalla segreteria».

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