Focolaio Covid: un decesso e casa di riposo chiusa alle visite a Cesena

Nei giorni in cui il ministro per la salute Orazio Schillaci ha dichiarato il capolinea per le regole ed i restringimenti sul coronavirus, il covid è tornato dolorosamente a fare capolino nel Cesenate dove una casa di riposo per anziani è chiusa alle visite dei parenti a causa di un focolaio in atto, che ha portato anche al decesso (durante l’infezione in atto) di una anziana paziente.
La battaglia contro il Sars-Cov-2, a Cesena come nel resto della regione e d’Italia, è in fase di declassamento come “una delle tante malattie” che affliggono l’uomo. Ma si tratta palesemente di una battaglia ancora non vinta del tutto come dimostra il caso della casa di riposo “meridiana” di S. Andrea in Bagnolo. Dove negli ultimi giorni dai 2 ospiti anziani risultati positivi al coronavirus, il numero dei contagiati rilevati dai tamponi si è ben presto allargato a 15. Molti di loro si stanno già negativizzando ed hanno superato senza problematiche eccessive l’infezione, anche se una signora anziana è deceduta mentre era ancora positiva. Da diversi giorni ad ogni modo la struttura è chiusa alle visite dei parenti per evitare il diffondersi verso l’esterno del virus nonostante il Ministero della salute abbia teoricamente dato lo stop all’isolamento dei positivi, all’obbligo di mascherine ed autosorveglianza per contatti stretti così come ai bollettini regionali sulla diffusione dell’infezione, smantellando teoricamente l’ultimo baluardo delle regole sul Coronavirus durante il Consiglio dei ministri di lunedì dove (parola del ministro stesso) «è stato abrogato l’ultimo divieto reale del Covid» perché «l’andamento epidemiologico, i vaccini e i farmaci non rendono più necessarie queste misure, che vengono ampiamente disattese». In realtà le Ausl non hanno ricevuto ad ora alcun tipo di input. Quindi le regole di buonsenso (come quella della casa di riposo di chiudere alle visite) e quelle sull’autosorveglianza e gli isolamenti di fatto sono ancora in vigore. Al pari dei bollettini quotidiani sulla diffusione: ieri ad esempio i tamponi eseguiti in Emilia Romagna sono stati 1.230, con 76 casi positivi, 43 persone guarite che si sommano alle 32 che ancora risultano tra i casi attivi. In tutta la regione ci sono soltanto 2 pazienti ricoverati in terapia intensiva, mentre 98 sono invece i ricoveri nei reparti ordinari e 858 le persone in isolamento domestico. La provincia romagnola dove il virus risulta più diffuso al momento è Rimini, probabilmente anche per via dei tanti turisti. Sono 17 i nuovi casi accertati; 6 quelli di Imola, 5 a Ravenna e 3 a testa a Forlì e Cesena.
Che la malattia sia in arretramento verso una normalità di gestione lo testimoniano anche i dati relativi alle vaccinazioni. Se alla quarta dose si erano sottoposte 686.665 persone in Regione, la quinta l’hanno eseguita soltanto 85.887: molto meno dunque della quota dei fragilissimi residenti in Emilia Romagna.
Per ora, benché la cosa sia ampiamente disattesa come dichiarato anche dal ministro, i dispositivi di protezione individuale rimangono obbligatori per operatori, visitatori e utenti all’interno dei reparti di degenza delle strutture sanitarie, negli ambulatori e nei centri specialistici a cui afferiscono pazienti fragili o immunodepressi, nelle sale d’attesa delle strutture sanitarie per i soggetti con sintomatologia respiratoria, nelle strutture sociosanitarie e socio assistenziali (strutture di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie assistenziali, hospice, strutture riabilitative, strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti).
L’uso delle mascherine è invece solo raccomandato all’interno delle sale d’attesa per operatori, accompagnatori e utenti delle strutture sanitarie che non abbiano sintomi respiratori. Negli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta l’eventuale obbligo è a discrezione del medico.
Infine i tamponi per la ricerca di Sars-Cov-2 sono obbligatori per i pazienti che accedono a Pronto soccorso o al ricovero ospedaliero già con sintomi, o che li sviluppino durante la degenza. Resta poi sulla carta ancora attivo l’isolamento di 5 giorni (domestico per chi non è ricoverato) per le persone risultate positive ai tamponi.