Due titoli nazionali nel giro di pochi giorni sono arrivati in casa Bovolenta, da aggiungere in bacheca ai successi di papà Vigor e mamma Federica Lisi, sono quelli di Alessandro (titolo under 19 con la Consar e mvp della finale) e Arianna (titolo under 16 con il Volleyrò Casal de’ Pazzi e premio come miglior centrale). La pallavolo scorre nelle vene di tutta la famiglia e i due figli più grandi di Bovolenta nonostante l’età (19 anni Alessandro e 15 Arianna) sono già dei giovani campioni, saliti alla ribalta nazionale. E i più piccoli non sono da meno: Aurora (12 anni) ha conquistato il primo posto regionale con l’Olimpia e Andrea (10 anni) ha ottenuto con la Consar un ottimo terzo posto a Modena. Infine Angelica (12 anni) preferisce il mondo degli scout alla palestra. Tutti sono seguiti da vicino da mamma Federica Lisi, ex pallavolista e moglie di Vigor Bovolenta, il campione azzurro morto improvvisamente il 24 marzo 2012 a Macerata durante una partita con la maglia del Volley Forlì.
Federica Lisi è il caso di dire che la pallavolo è nel dna della vostra famiglia?
«Ormai è ovvio che i geni sono quelli, questa cosa mi riempie il cuore perché significa passione per qualcosa che ha sempre fatto parte della nostra famiglia. Mi emoziono allo stesso modo ogni volta che ottengono un successo, piccolo o grande che sia. E anche la passione di Angelica per gli scout mi regala grandi sensazioni, perché alla fine la mia felicità è quella dei miei figli».
Gestire cinque figli non è una passeggiata, fate squadra anche in casa?
«Se sono qui c’è un motivo, Bovo è andato via all’improvviso ma io devo vivere ogni giorno, per lui, per i miei figli e per me. La follia è la mia fortuna, unita all’amore per i figli, gli amici, la famiglia. Tutto questo mi consente di andare avanti e in questi anni ho raddoppiato la mia voglia di vivere. Il mio ruolo è diverso da quello di mamma, sono molto più papà, 5 figli sono immensi e sono da gestire. Devo essere anche un po’ rigida, mi sono trovata un vestito addosso che se prima era grande, ora mi sta bene. Non mi interessa dove arriveranno i miei ragazzi, mi interessa il sorriso che vedo su di loro. Sì siamo una squadra e ci proteggiamo l’uno con l’altro, siamo uno per tutti e tutti per uno. E non si molla mai».
Alessandro è stato anche convocato in Nazionale, spesso viene paragonato dagli addetti al lavori a papà Vigor e fisicamente lo ricorda molto, è un aspetto che pesa nella sua vita?
«È inevitabile che Ale venga citato come figlio di Bovo, c’è somiglianza e ha la stessa passione per il volley ma ha una sua identità. Lui è un ragazzo riconoscente, non è esaltato e sa gestire bene la situazione. È chiaro che come mamma non posso non pensare a come proteggerlo dai continui accostamenti con il padre, quando hai tutta questa attenzione della stampa, dentro di te si creano aspettative. Ma Alessandro non è Bovo, è un ragazzo tranquillo, con le idee chiare che ama la pallavolo da sempre. A 11 anni ricordo che mi disse:
“Mamma la pallavolo mi ha chiamato”: è una frase che non dimentico».
Arianna si è messa in luce a Roma e ha conquistato il suo primo titolo nazionale.
«Arianna è stata una sorpresa inaspettata, ha solo 15 anni ma fisicamente è un potenza e ha una grande passione. È chiaro che è giovanissima, va fatta uscire fuori. Con il Volleyrò ha vinto lo scudetto under 16 e ha disputato il campionato di B2. A Roma ci sono i nonni e Arianna ha scelto di studiare là, frequenta il liceo linguistico ma ci siamo sempre sentite mille volte al giorno».
A volte ricordate papà Vigor in famiglia?
«Quando Bovo se ne è andato i miei figli erano piccoli: Ale aveva 8 anni, le sorelle erano piccoline e Andrea ancora doveva nascere, non hanno praticamente ricordi di lui, per loro papà è quello dei racconti e delle partite in Nazionale che a volte vediamo».