Faenza, la tipografia dopo l'alluvione: "Se siamo ripartiti è solo merito nostro, i ristori non si vedono"

Oltre un milione di danni è quanto ha subito la tipografia Valgimigli di via Batticuccolo, una florida attività artigianale pesantemente colpita nelle aree alluvionate e che ora, pur in mezzo a tante difficoltà e investimenti personali si è rialzata guardando con fiducia al futuro. «Siamo in attesa di ristori che seppur promessi non arrivano» afferma il titolare Volturno Valgimigli, discendente di terza generazione di una stirpe di tipografi brisighellesi, a Faenza dal 1987. «Ci siamo rimboccati le maniche e se siamo ripartiti è solo merito nostro, dei dipendenti e dei volontari che ci hanno aiutato a ripulire tutto dal fango nell’emergenza». Il caseggiato a fianco è stato dichiarato inagibile: «Noi nel dramma abbiamo anche avuto fortuna – aggiunge il titolare – perché l’edificio è salvo. Sono andati distrutti tutti i macchinari, che abbiamo riacquistato, per ora quelli indispensabili, 800 quintali di carta nelle cantine, oltre a mobili, arredi, archivi e tanto materiale storico, reperti unici di una raccolta che racconta non solo la storia della nostra tipografia, ma della stampa in Italia». Volturno Valgimigli, che porta il nome del nonno fondatore, ha incaricato alcuni dipendenti a restaurare quanto andato sommerso: mobili d’antiquariato, antichi caratteri di tutte le dimensioni, in legno e piombo, fatti a mano, strumenti tipici del lavoro, ma soprattutto ha provveduto a salvare un autentico gioiello di famiglia, un torchio tipografico che fu al servizio del duce, azionato a leva, modello Stanhope, di produzione francese, ritornato funzionante grazie al lavoro di esperti della Lariograf Srl-Missaglia di Lecco con la supervisione dello storico Antonio Scaccabarozzi. «Proprio questo torchio – continua il tipografo – sarà al centro di un evento che ho pensato di realizzare a dicembre, nel segno del rilancio: l’inaugurazione di una mostra/museo permanente nelle storiche cantine risanate. Sarà un ambiente visitabile da turisti, appassionati e soprattutto dalle scolaresche». Il torchio è davvero un pezzo da museo, la cui principale caratteristica è il geniale sistema di leve multiple che permettono la stampa di una forma intera con un unico tiro. È lo stesso che ha stampato nel ventennio fascista manifesti, riviste e proclami commissionati da Benito Mussolini. Nella didascalia a fianco del macchinario si legge la sua storia: «Ha lavorato a Brisighella dal 1891 al 1987. Su questo torchio venne impresso fin dal primo numero “Il Socialista” autorevole periodico faentino a diffusione regionale, fondato da Ugo Bubani e che vide le firme di personaggi quali Benito Mussolini, Pietro Nenni e Aldo Parini».