Fabrizio Bentivoglio a Riccione per leggere Ennio Flaiano

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Ci sono attori che, come i calciatori, si vedono dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Fabrizio Bentivoglio, grande interprete del teatro e del cinema italiano, è così e molto di più. Con una carriera cinematografica che mette tutti d’accordo (Marrakech Express, Turné, Il capitale umano, Ricordati di me,Scialla, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose tanto per citare qualche titolo) e riconoscimenti come la Coppa Volpi a Venezia, i David di Donatello e Nastri d’argento, è un mattatore anche sul palcoscenico. Domenica 15 gennaio approda a Riccione dove inaugura il cartellone teatrale della “Bella stagione”. A Palazzo del Turismo, alle 17, proporrà la sua Lettura clandestina (“La solitudine del satiro”), un reading di articoli di Ennio Flaiano con Ferruccio Spinetti al contrabbasso e il coordinamento artistico di Elena Marazzita.

Autore, sceneggiatore e drammaturgo molto citato (ma quanto realmente conosciuto?) Flaiano è stato protagonista di primo piano della vita intellettuale italiana: i suoi aforismi, riscoperti nell’era dei social, contribuirono a decostruire la società del suo tempo, fotografandone – con intento satirico – i (molti) vizi e le (poche) virtù. Bentivoglio ci accompagna alla riscoperta di un intellettuale che seppe raccontare l’Italia per ciò che, incredibilmente, ancora oggi è.

Sono passati più di 50 anni dalla morte di Flaiano: perché riproporre “Letture clandestine”?

«In realtà si tratta di un progetto nato più di dieci anni fa e che per ragioni misteriose era rimasto, come a volte accade ai progetti, nel cassetto. Improvvisamente l’estate scorsa per una fortunata coincidenza si è materializzato e ha trovato subito nel pubblico un riscontro: la conferma che la “Lettura clandestina” andava fatta. Lo spettacolo, che ha preso poi una sua consistenza, ha inaugurato la stagione teatrale della Pergola, a Firenze».

E ora la Romagna.

«Torno volentieri a Riccione dove ricordo un pubblico particolarmente attento».

Lei porta Flaiano nella terra di Federico Fellini che a detta di molti, nonostante il complicato sodalizio, deve molte trovate e parte del successo dei suoi film proprio alle sceneggiature dell’autore pescarese (due su tutte: “I vitelloni” e “La dolce vita”). Pensa sia andata così?

«Non è un “si dice”: è proprio storia, è provato. C’è un bellissimo documentario su Flaiano di Fabrizio Corallo che lo racconta bene, a partire da quel ragazzo di provincia che parte in treno per la grande città. Molti frammenti di biografia felliniana, che noi attribuiamo al regista, in realtà sono pezzi di vita di Flaiano traslati nella vita cinematografica di Fellini».

Però Fellini era Fellini, comunque un genio.

«Certo. Ma il genio sta proprio nel sapersi appropriare di elementi altrui. L’artista ruba di qua e di là e traduce poi tutto con il proprio linguaggio. È inevitabile: tutto ciò che inventiamo è figlio di quello che abbiamo visto, letto, imparato».

Flaiano è stato un disincantato e lucido critico della società italiana che ha raccontato con sarcasmo e ironia: l’impressione è che non sia cambiata molto da allora.

«È l’impressione che ne trae anche il pubblico. Le reazioni fin qui sono state pressoché unanimi nel riconoscere che si tratta di materiale che potrebbe essere scritto oggi e uscire domani sui giornali. È sconcertante quanto sia attuale lo sguardo su di noi rivolto cinquant’anni fa ai nostri genitori. Impossibile non riconoscersi. E semmai il cambiamento c’è stato in peggio».

«La peggior cosa che possa capitare a un genio è essere compreso», scriveva Ennio. Vale anche per un artista, in un’epoca dove la fama sembra essere tutto?

«Sono d’accordo con Flaiano se per incomprensione, però, si intende anche invisibilità: nell’invisibilità, infatti, si può crescere indisturbati».

Tutt’altro che invisibile il Premio Flaiano che le è stato assegnato, la scorsa estate, a Pescara come miglior interprete maschile per la serie tv “Monterossi” su Prime Video. Una bella coincidenza...

«L’ho interpretato quasi come un imprimatur dello spirito di Flaiano che mi ringraziava finalmente per aver concretizzato la “lettura clandestina”. E come se mi avesse detto: “Era ora!”».

Dal piccolo schermo al teatro e presto di nuovo al cinema con il nuovo film di Gabriele Salvatores.

«Uscirà il 30 marzo: si intitola Il ritorno di Casanova e c’è anche Toni Servillo. Segna il mio ritorno con Salvatores. Con Gabriele c’è dai tempi di Marrakech Express e Turné questo fil rouge: ogni tanto ci si rincontra lungo il viaggio».

Viaggio segnato da amicizia e lavoro.

«Cosa rara che non sempre succede».

Biglietti a 20 euro

Info: 320 0168171

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