«Mi sembra doveroso rendere omaggio pubblicamente a Maurizio Scaparro e al suo rapporto privilegiato con Riccione che considerava la sua quarta patria dopo Viterbo, Roma e Milano».
A ricordare il grande regista teatrale scomparso lo scorso 17 febbraio a 90 anni è Fabio Bruschi, instancabile operatore culturale, già direttore di Riccione Teatro e del Ttv festival.
Maurizio Scaparro, dopo alcune esperienze iniziali come critico teatrale per il quotidiano Avanti! e come direttore responsabile di Teatro Nuovo, divenne direttore artistico del Teatro Stabile di Bologna (1963-68). Tra le tantissime esperienze ha diretto la Biennale Teatro di Venezia, senza dimenticare a Parigi la direzione del Theatre des Italiens e la direzione della sezione spettacoli dell’Expò di Siviglia del 1992.
Regista sobrio, dal solido realismo, ha mirato a creare un repertorio nazionalpopolare, valorizzando testi meno conosciuti di autori classici e novità contemporanee, e adattando per la scena romanzi del Novecento. Tra le sue regie teatrali più recenti si segnalano: “Don Giovanni cantato e raccontato dai comici dell’arte” (2001), “Turandot” (2010), “La coscienza di Zeno” (2013) e “La pianista perfetta” (2018). Nel 2011 per il 150 anni dell’Unità d’Italia il Governo gli affidò la cura di parte delle celebrazioni.
Bruschi, come avvenne l’incontro tra Scaparro e Riccione?
«Il primissimo incontro avvenne a Bologna – racconta Bruschi –. Nei primi anni Sessanta nacque nel capoluogo regionale il Teatro Stabile per iniziativa di intellettuali come Giorgio Guazzotti e Renato Zangheri. Fu un’esperienza che durò solo pochi anni, Scaparro ne fu il direttore e in quella occasione decise di ospitare lì il
Premio Riccione Teatro. Il premio era nato nel 1947 a Riccione all’interno delle iniziative dell’Azienda di soggiorno sotto il sindaco Gianni Quondamatteo e, grazie anche a figure come Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea costituente, agli inizi fu lanciato come un evento di grande richiamo. Con il passare del tempo, da metà degli anni Cinquanta, fu messa in discussione la portata dell’iniziativa in riviera e anche Paolo Bignami, artista e scenografo bolognese, suggerì di ospitarlo a Bologna».
Poi com’è continuato questo sodalizio di Scaparro con il Premio?
«Ha fatto parte della giuria per lungo tempo (tra gli anni Sessanta e Settanta) e durante questa esperienza ha stretto una grande amicizia con Maroly Lettoli che è durata fino alla fine della sua vita. Al di là del legame con il Premio, il grande regista teatrale ha continuato a venire a Riccione ogni anno, in particolare nel periodo di Ferragosto soggiornando all’hotel Corallo e l’ha amata tanto. Ha avuto con la città balneare un rapporto molto intenso e lungo».
Anche lei ha avuto modo di lavorare a stretto contatto con lui.
«Ci siamo incontrati spesso, lo ricordo come una persona cara, uno capace di amare. Nel 1992 decise di coinvolgere Maroly Lettoli come organizzatrice quando diresse il programma artistico dell’Esposizione universale di Siviglia nel 1992, cui il
Ttv partecipò con le installazioni di Studio Azzurro che ebbi l’onore di presentare. In quella occasione portammo un’installazione di Paolo Rosa ispirata al combattimento tra Ettore e Achille e parteciparono anche Virgilio Sieni e Giorgio Battistelli, che all’epoca muovevano i primi passi. Nel 2010, per la mia ultima direzione del
Ttv festival, venne data la cittadinanza onoraria a Riccione a Enrico Vaime e Scaparro tornò per un evento in cui fu coinvolto anche Maurizio Costanzo. Proposi la cittadinanza onoraria anche per Scaparro, ma purtroppo il progetto non andò in porto».