Eremo di Montepaolo ancora isolato: "Strada riaperta da settembre"

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L’anno scorso, di questi tempi, ad una manciata di giorni dall’estate ufficiale, l’eremo di Montepaolo era pienamente operativo, frequentato da pellegrini, fedeli, turisti ed escursionisti a piedi, in bici e addirittura in pullman da ogni dove. Quest’anno, il luogo che fra il 1221 e il 1222 ospitò per 15 mesi Antonio di Padova, subito prima del prodigioso eloquio che lo rese uno dei santi più venerati della cristianità, rimane chiuso. Tutta colpa del movimento franoso che nel maggio scorso ha coinvolto la strada comunale che collega Dovadola al santuario, con ben 29 frane all’apice del fenomeno, obbligando all’esodo numerose famiglie e attività del luogo, fra cui una cooperativa sociale e 8 suore: si tratta delle Clarisse Urbaniste che dal 4 agosto 2019 dimorano nella canonica francescana attigua al santuario. Evacuate il 6 maggio scorso dai volontari della Protezione civile in esecuzione di un’ordinanza del sindaco Francesco Tassinari, sono state accolte in Seminario a Faenza per interessamento del vescovo Mario Toso. «Dispiace aver dovuto lasciare Montepaolo - dichiara la superiora suor Mariangela Bagnolini - ma non è stato possibile fare diversamente, vista l’impraticabilità della strada. Speriamo di poter rientrare all’eremo ai primi di settembre». Delle 8 suore Clarisse che costituiscono la comunità urbanista di Montepaolo, 5 fanno parte del nucleo originario proveniente dal convento di Santa Chiara d’Assisi di Faenza, che nel 2019 ha preso possesso dell’eremo dovadolese lasciato libero dai frati Minori. Com’è noto, i francescani sono partiti definitivamente dalla Diocesi di Forlì-Bertinoro il 4 ottobre 2016, dopo circa otto secoli di presenza ininterrotta, seppur rimanendo proprietari dei conventi di Forlì e Montepaolo. Le ultime 3 urbaniste, provenienti dal monastero forlivese del Corpus Domini, chiuso nell’ottobre 2021, si sono aggregate alle consorelle ex faentine nel dicembre 2022, dopo alcuni mesi trascorsi a Forlì ospiti delle Clarisse Povere di Santa Chiara, residenti nel monastero attiguo alla chiesa di San Biagio.

Interpellato in merito alla situazione della carrabile per Montepaolo, il sindaco di Dovadola Francesco Tassinari conferma la possibilità di un ripristino della viabilità per l’eremo entro settembre, «quanto meno per i residenti e le attività presenti, fra cui il santuario antoniano, puntando sulla raccolta fondi per le zone alluvionate “Un aiuto subito - Emilia Romagna”, promossa da TgLa7 e Corriere Della Sera”. La quota di 500.000 euro per “La strada di Dovadola, in provincia di Forlì e Cesena che porta non solo all'Eremo ma anche all'istituto che cura i giovani con problemi psichici”, è stata accreditata proprio ieri e consentirà all’Amministrazione dovadolese di mettere in sicurezza i tratti più critici del collegamento per Montepaolo. Per il pieno ripristino dell’arteria, a meno che non intervengano le Amministrazioni “superiori”, ci vorranno anni: i tecnici hanno, infatti, calcolato una spesa nell’ordine di 8 milioni di euro. Troppi per le casse di un comune di appena 1.600 abitanti come Dovadola.

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