Emporio: Montebello, un castello leggendario

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L’ artista che più di ogni altro dedica la sua operosità e la sua passione a Montebello e alla vallata del Marecchia è Tommaso Molari (Savignano sul Rubicone 1875 – Rimini 1935), il quale, dopo il conseguimento del diploma al Regio Istituto d’Arte di Roma, la permanenza nella capitale, il soggiorno parigino e il rientro nel paese natale, nel 1916 vi si trasferisce con la famiglia. Il borgo e il castello sono uno dei soggetti preferiti che riprende impiegando varie tecniche: olii, disegni, una bella serie di acqueforti del 1921 e xilografie come la copertina per “La Piè” del 1927. Approfondisce anche la storia del paese scrivendo le “Memorie sul Castello di Montebello di Romagna”. Alla fine degli anni Venti si trasferisce definitivamente a Rimini, dove trova nuovi scenari da ritrarre, come riferisce Anna Graziosi Ripa nel catalogo edito da Pazzini di Villa Verucchio in occasione della mostra riminese del 1998 dedicata all’artista e da lei curata.

La storia del castello

Dal 1187 il castello appartiene al nobile riminese Ugo di Maltalone che lo lascia con tutte le terre fra il Marecchia e il Rubicone e fra il mare e Sogliano ai Malatesta che lo mantengono, salvo brevi periodi, per almeno tre secoli, trasformandolo in potente castello con mura e nuovi torrioni. Nel 1464, sconfitto Sigismondo Pandolfo Malatesta, papa Pio II lo concede a Giovanni Francesco Guidi di Bagno. Nel 1471 Roberto, figlio di Sigismondo, lo riconquista ma vi resta poco. Ritorna ai Guidi i quali, dopo il riconoscimento napoleonico di marchesato, lo trasformano in residenza.

Al maniero è legata la leggenda della misteriosa scomparsa, il 21 giugno del 1375, di Guendalina, la bimba albina, forse figlia di Ugolinuccio Malatesta, chiamata Azzurrina per il colore usato per mascherarne i capelli bianchi, lo spirito della quale ancora aleggia nelle stanze facendo sentire il proprio pianto.

Norberto Pazzini (Verucchio 1858-1937) all’Accademia di Belle Arti di Roma dal 1874 si dedica al paesaggio seguendo gli insegnamenti di Nino Costa, entrando a far parte della Scuola Etrusca. Tra i fondatori di “In Arte Libertas”, nel 1883 disegna col lapis la tenue immagine del colle sul quale è arroccato il borgo di Montebello dominato dal castello, pubblicata sul volume “Norberto Pazzini , la laude, il bello, il vero” curato da Michela Cesarini, edito da Pazzini, Villa Verucchio, nel 2021.

Come lui, anche il nipote Edoardo Pazzini (Verucchio 1897- 1967), paesaggista di grande capacità molto legato alla Valmarecchia, lo ripropone animandolo con le due figurine in ammirazione dello scenario.

Montebello rientra anche nel repertorio delle 60 tavole raffiguranti le rocche e i castelli di Romagna che Giordano Severi (Cesena 1891 – Recife 1957) presenta al Museo del Genio Militare di Roma nel 1930, prima di essere acquisite dal Comune di Forlì.

Fortunato Teodorani (Cesena 1888-1960) in una delle tante “impressioni dal vero” dipinte, inquadra da Sogliano al Rubicone la vallata del fiume Uso in primo piano con l’agglomerato di Ginestreto sulla destra e il castello che si erge dal promontorio di Montebello sulle alture che nascondono la vallata del fiume Marecchia. Sul fondo risalta il monte Titano visto da dietro con le tre torri in bella evidenza. La tecnica impiegata è quella degli Impressionisti quando dipingono en plein air per fissare velocemente i fugaci aspetti cromatici del paesaggio, come mette in evidenza Orlando Piraccini sul catalogo della mostra dedicata all’artista curata con Annamaria Bernucci a Cattolica alla fine del 1998, volume edito dalla Pieve di Villa Verucchio.

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