Dipendenza Dejà Vu: Le ripetute sviste dell'Europa
L'epidemia di coronavirus del 2020, non solo ha messo in luce le vulnerabilità dei sistemi sanitari di tutto il mondo, ma ha anche evidenziato la notevole dipendenza dell'Europa da potenze esterne, in particolare dalla Cina. Con l'intensificarsi della pandemia COVID-19, i settori chiave cinesi, in particolare quello tecnologico e farmaceutico, sono passati in secondo piano.
Il riverbero di queste industrie inattive si è fatto sentire in tutta Europa. Avrebbe dovuto essere una lezione sui pericoli dell'eccessiva dipendenza. Tuttavia, la reale portata della dipendenza esterna dell'Europa è stata messa a nudo con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel 2022. Prima di questa manovra geopolitica, l'Unione Europea aveva un rapporto energetico profondamente radicato con la Russia - quasi la metà del suo gas, una parte importante del suo petrolio e il 50% del suo carbone erano elementi fondamentali per 18 blocchi nucleari europei.
All'alba del 2022, vi erano chiare indicazioni dell'intenzione dell'UE di allentare i legami energetici con la Russia. Ma per molti versi, questa svolta è sembrata una reazione impulsiva, una risposta guidata più che altro dagli aggiustamenti politici di Mosca, come il decreto "gas in cambio di rubli" che ha cambiato le carte in tavola e interrotto il flusso di gas attraverso Nord Stream 1. Le conseguenze di questi cambiamenti politici russi sono state rapide e gravi. L'Europa ha visto diminuire le sue forniture di gas, spingendola a cercare alternative e provocando un aumento del 60% delle importazioni di gas naturale liquefatto nell'UE. È stato un ironico scherzo del destino che una parte di queste importazioni provenisse ancora dalla Russia.
Un esempio su tutti: Il Niger
Ma il panorama energetico europeo è ben lontano dall'essere una semplice storia di Europa, Cina e Russia. È un mosaico di interdipendenze. Prendiamo ad esempio il Niger. Questa nazione, spesso non sotto i riflettori, è stata un perno della matrice energetica europea, soprattutto per le aspirazioni nucleari della Francia. Il Niger, un fornitore di uranio essenziale per le ambizioni nucleari della Francia, è stato recentemente coinvolto in disordini politici, complicando ulteriormente l’equilibrio energetico europeo. Essendo la fonte del 15% dell'uranio francese e costituendo un quinto delle importazioni di uranio dell'UE, l'importanza del Niger nel piano energetico europeo è innegabile. In tutto ciò, la recente instabilità politica del Niger aggiunge quindi un ulteriore livello di complessità, rendendo la ricerca della sicurezza energetica europea ancora più impegnativa.Le turbolenze politiche nei Paesi ricchi di risorse sottolineano la necessità di un ripensamento globale della strategia energetica europea. I ricorrenti sconvolgimenti in diverse nazioni africane, come Niger, Burkina Faso, Ciad, Guinea, Mali e Sudan, sottolineano l'urgente necessità di una diversificazione. Tuttavia, la vera sicurezza energetica non consiste semplicemente nell'aggiungere altri fornitori. Si tratta di stringere alleanze con partner stabili e affidabili.
Emergono nuovi partner? Il caso dell'Angola
In questo contesto, l'Angola emerge come un'alternativa promettente. In un continente spesso scosso dall'instabilità politica, l'Angola offre un barlume di stabilità grazie alla sua costante resistenza economica e politica. Per l'Europa, la ricerca della diversificazione dovrebbe essere sia ampia che profondamente strategica, garantendo legami solidi con nazioni note per la loro affidabilità. La diversificazione per l'Europa non dovrebbe limitarsi ad ampliare le sue fonti energetiche, ma dovrebbe essere un processo meticoloso, che garantisca la creazione di collaborazioni con nazioni che offrono affidabilità e coerenza.La globalizzazione, pur con tutti i suoi meriti, porta con sé il peso delle interdipendenze intrinseche. L'enigma energetico dell'Europa dopo la crisi ucraina ne è una prova. Anche potenze come la Germania sono ora costrette a confrontarsi e a rivalutare le proprie posizioni in materia di energia. L'appello di Ursula Von Der Leyen a "de-rischiare" dalla Cina ricorda in modo marcato la linea sottile che le nazioni percorrono, ovvero quella tra interdipendenza e vulnerabilità.
L'Italia, in questa narrazione in evoluzione, offre una tabella di marcia, indicando una possibile strada da percorrere, guardando oltre la Russia. Con lodevole lungimiranza, l'Italia ha stretto nuove alleanze energetiche, in particolare rafforzando i legami con l'Angola nel 2022. L'approccio multiforme dell'Italia, che comprende partnership con giganti globali come BP e collaborazioni con la National Oil Corporation di Libia e Algeria, è un esempio lampante di diversificazione strategica.
L'ultimo rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia elogia la posizione proattiva dell'Italia. È notevole il passaggio del Paese da una forte dipendenza dai combustibili russi a una visione di autonomia energetica entro il 2025. Sebbene gli sforzi dell'Italia per diminuire la dipendenza dal petrolio e dal gas siano lodevoli, è utile guardare alle fonti di energia rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica. La Germania, ad esempio, sta già aprendo la strada stringendo accordi sull'idrogeno verde con Paesi come l'India e l'Angola, preannunciando una nuova era di fonti energetiche rinnovabili e partnership diversificate.