Dimmi come scrivi: la grafia, uno sguardo sull’interiorità

«Con la grafologia si possono scoprire i talenti che ognuno di noi riceve in dono. La scrittura è l’unico test totalmente spontaneo. Da qualche riga scritta in corsivo emergono caratteristiche, personalità e attitudini».
Enrica Giardini, romagnola, insegnante di Liceo, consulente grafologa per l’orientamento universitario, conosce la grafologia a Milano, un’estate, mentre è in vacanza da un’amica. «La zia della mia amica mi chiese se volevo scrivere qualcosa e lei mi avrebbe restituito una lettura di me. Avevo 16 anni. Mi disse delle cose talmente intime che quasi nemmeno io stessa conoscevo. Sono rimasta fulminata da quell’incontro e da allora ho coltivato il desiderio intenso di diventare grafologa».
Enrica per quattro estati consecutive frequenta una scuola di grafologia (Corso di psicologia della scrittura) a Milano. «Ho studiato con docenti che si rifacevano al metodo Marchesan, fondatore della Psicologia della scrittura, e poi ho continuato a formarmi con la Madre generale delle Carmelitane a Bologna che aveva seguito anche lei il corso. La grafologia è stata una grande scoperta, ne ho subito un fascino che ancora mi accompagna».
Dopo la formazione, Enrica si dedica a orientare gli studenti nella scelta dell’università. «Ho cominciato con i ragazzi delle mie classi, poi sono diventata la consulente di tutta la scuola, con la quale collaboro tuttora».
Chi è portato a dirigere, chi a organizzare, chi è caratterizzato da una forte empatia e capacità di ascolto. «Il segno grafico è inequivocabile, trasmette informazioni precise e attente sulle persone, sulle loro caratteristiche e attitudini. Non sempre però si sceglie seguendo le predisposizioni innate. La grafologia è utile anche per capire cose di sé, per indagare le modalità con cui si entra in relazione con gli altri. Inoltre si scoprono strategie, desideri e, nel caso dei ragazzi, è un ottimo strumento per chiarirsi le idee rispetto al tipo di cammino da intraprendere».
Sono 226 i segni grafici che dicono molto di noi. «Lo spazio tra una lettera e l’altra all’interno della stessa parola esprime la capacità di ascolto; gli occhielli (le parti circolari delle lettere “a”, “d”, “g”, “o”, “q”) aperti in alto contraddistinguono chi ha intuito, chi conosce oltre la mente, chi va oltre la superficie. Credo che questa sia una peculiarità di molti scienziati, che se non fossero andati al di là delle categorie mentali tradizionali, non avrebbero fatto alcuna scoperta».
La scrittura è la parte visibile di ciò che non è visibile. Ci sono dei segni che appartengono più a un genere che a un altro. «Fino a qualche anno fa, per un ventennio, le adolescenti mostravano tutti gli assi delle lettere orientati verso sinistra, un’evidenza di chiusura e introversione. Ultimamente questo segno è scomparso. Una differenza che ancora persiste tra maschi e femmine è la grandezza della scrittura. Le donne scrivono quasi sempre più grande degli uomini. Questo è un segno che indica la dipendenza dal giudizio degli altri».
Studiare la differenziazione del modello calligrafico nelle sue varie forme e comprenderne il significato crea consapevolezza. «La grafologia è uno strumento utile che aiuta a trovare la propria vocazione e il senso intimo della propria esistenza».