Danza, addio a Gillian Hobart, grande maestra
Il mondo della danza ha perso ieri Gillian Hobart, nata a Londra 91 anni fa. Gillian è stata una superba danzatrice; in Italia, dove si è trasferita e dove sposò il produttore Alfredo Cuomo, celebre rimane la coreografia “Escursioni” danzata a Spoleto con Amedeo Amodio, ormai 55 anni fa. Di formazione classica, Gillian insegnò all’Accademia di Roma per poi addentrarsi sempre più nella danza contemporanea. Da lì andò oltre, fino a creare un proprio metodo educativo, oggi si direbbe inclusivo, chiamato “La danza come arte aperta a tutti”. Metodo con cui ha educato al movimento anche i disabili, in tempi non sospetti. La sua storia è quella di una personalità forte, destinata però a restare nel cuore dei pochi che l’hanno conosciuta attraverso stage e corsi, molti dei quali anche in Romagna e in particolare a Rimini; sconosciuta purtroppo al grande pubblico, perché delle coreografie da lei danzate nulla è rimasto, nulla è stato filmato; solo alcuni articoli di critici come Alberto Testa. Chi la ricorda con gli occhi lucidi è Claudio Gasparotto, che ne rimase, ammette, «folgorato». «Con Gillian ho scoperto un altro modo di danzare. Mi colpì in particolare il fraseggio della sua dinamica, danzava come un poeta danza sulle rime, da quel momento l’ho sempre seguita, è diventata un mio riferimento». Il coreografo riminese l’ha ricordata ieri al telefono con Amodio, già direttore artistico di Aterballetto dove Hobart curò anche corsi di perfezionamento: «Mi ha ricordato l’importanza di Gillian sia nella danza, sia per lui; dispiaciuto perché entrambi non accettarono allora che venisse ripresa dalla Rai la famosa coreografia spoletina “Escursioni”; ciò perché l’emittente nazionale non assicurava la ripresa integrale del lavoro. Col senno di poi fu un errore, ma allora fu la scelta di personalità intellettualmente oneste». Gillian, ricorda ancora Gasparotto, è stata capace di fondere il rigore classico con la libertà espressiva del contemporaneo, attraverso una musicalità della danza che divenne la sua cifra stilistica. A un certo punto della vita si domandò come poteva essere utile alla società; cominciò a dedicarsi al mondo della disabilità. Il fine era di forgiare una pratica del mondo interiore da cui fare emergere la bellezza. Cosa questa appagante per coloro che si lasciano condurre in questa pratica “dell’anima”, ma che non porta al successo che Gillian avrebbe meritato. I suoi metodi sono praticati e apprezzati a Rimini anche dai pazienti con Alzheimer grazie alla curiosità di Manuela Graziani che li ha voluti applicare. Claudio Gasparotto, considerato un erede del metodo Hobart, continuerà a fare conoscere questa maestra da non dimenticare.