Dalla Lombardia a Rimini in Ciao o in Vespa 50: "Per ricordare gli amici che ci hanno lasciato"

Da ragazzini, come tutti gli adolescenti che “truccavano” il loro due ruote, sognavano di farsi una bella giornata di mare in motorino. Impossibile se si vive a Ospitaletto Mantovano, frazione di Castellucchio da 800 anime in Lombardia. Ora che i capelli si sono ingrigiti e in qualche caso hanno proprio “salutato”, lo fanno tutti insieme una volta all’anno portando con loro gli adolescenti di oggi e nel cuore tre ragazzi persi per strada per i casi sfortunati della vita. Sono partiti in 47 venerdì mattina all’alba da Ospitaletto, con raduno davanti al Bar Bellavita e passaggio al cimitero a salutare Andrea, Davide e Mauro. Quindi tutti in sella con direzione Rimini. Marina centro per la precisione, Hotel Corallo.

Il maxi torpedone anni ’90

«La regola è una sola. Ognuno viene con il cinquantino della sua fanciullezza. Ciao Piaggio, i più fortunati la Vespa 50 e il Fifty o quelli che chiamiamo “tuboni”. L’organizzazione è da Giro d’Italia ciclistico: ci dividiamo in tre gruppi (motorini “puri”, motorini un po’ elaborati e molto elaborati), ognuno ha davanti una moto apripista di cilindrata superiore a tracciare la rotta ed è seguito dal furgone di un’officina che lungo il percorso recupera i “cadaveri”, i cinquantini che si rompono o hanno qualche problema e nella sosta successiva i meccanici provano a rimettere in sesto e di nuovo in strada» spiegano in coro Mauro Manfredotti, Lorenzo Orlandini e Alessandro dal Seno, che curano l’organizzazione di un week end ribattezzato “Memorial Andrea Davide Mauro”.

In sella tutte le generazioni

«Tutto è nato in una serata di baldoria al bar da un’idea buttata là quasi per gioco da Giampietro Pacini. “Da giovani non potevamo, andiamo al mare in motorino in omaggio a chi voleva venire con noi e non c’è più?” ha detto fra una battuta e l’altra. Sembrava uno scherzo, nel 2015 è diventata realtà e lo abbiamo fatto in sette. Da allora abbiamo saltato solo l’anno del Covid, siamo qua per l’ottava edizione e quest’anno siamo in 47 fra i 16 e i 72 anni. In pratica è a Rimini il dieci per cento di Ospitaletto Mantovano. Abbiamo sempre scelto la Riviera romagnola (Rimini, Riccione e Milano Marittima) tranne un anno in cui siamo andati a Jesolo. Peccato che Giampietro non sia potuto essere dei nostri per motivi di lavoro, ma è venuto a salutarci alla partenza. E sarà sicuramente con noi ad agosto per la mini gita in giornata sul Lago di Garda: lì è più facile perché siamo a 50-60 chilometri da casa» continua il trio, che per il decennale ha in serbo il colpo grosso: «Nel 2025 vogliamo raggiungere Roma. Bisogna studiare bene perché i cinquantini non riescono a superare alcune montagne e troveremo uno stratagemma per la Cisa».

Il viaggio della speranza

L’organizzazione è curata al dettaglio, praticamente curva per curva viste le difficoltà logistiche figlie del mezzo di trasporto scelto. «I cinquantini possono fare solamente le strade ordinarie, né autostrade, né tangenziali, quindi servono tempo, pazienza e buono studio dei distributori perché i serbatoi si svuotano velocemente. Ci dividiamo come detto in tre gruppi e affrontiamo cinque tappe da una quarantina di chilometri e una da trenta in cui facciamo miscela per il motorino e rifornimento corporeo e i meccanici cercano di rimettere in pista i mezzi che si sono fermati per problemi vari e vengono caricati sui furgoni carri scopa fino al pit stop. Quest’anno ci si è messo anche il meteo e a Cesenatico nel pomeriggio abbiamo preso una grandinata stratosferica, ma ci vuole altro per fermarci... Alle 19,30 eravamo all’Hotel Corallo, che ci ha ospitati meravigliosamente tutti insieme. E domenica abbiamo fatto lo stesso a ritroso, con partenza all’alba, ancora più dura dopo il sabato sera nei locali del Parco del Mare» sorridono davanti alla hall dopo una mattinata di mare e un “pranzone” di pesce, mentre arriva il momento delle premiazioni. Goliardiche, perché la “traversata” non è certo una gara e non c’è smania da primi della classe.

I premiati e il Paolino Paperino.

«Allargandosi il gruppo si sono create tante officine mobili e si lavora tutto l’anno per migliorare i motorini: la cosa bella è vedere qui con noi i ragazzini di 15-16 anni che vogliono portare avanti la nostra tradizione» premettono con orgoglio Mauro, Lorenzo e Alessandro prima di consegnare le ambite “toppe” da cucire sulla maglia o sulla tuta. La prima è per Walter Lorenzini, che fin dal «primo anno si è sempre messo a disposizione per le riparazioni ed è un po’ il nostro presidente onorario, tanto che sulla maglietta che indossiamo nel week end c’è la sua officina». Quindi, ecco i primi tre di ogni categoria e il premio speciale che andrebbe a chi ha avuto più rotture sul percorso, ma in questa occasione va al più sfortunato dell’anno. È un ragazzo cui il datore di lavoro non aveva concesso il giorno di permesso ed era partito nel pomeriggio di venerdì con un amico in sella alla sua Ducati fiammante, che in autostrada a Cesena improvvisamente si è purtroppo spenta. «È arrivato insieme a noi verso le 19,30, ma in carro attrezzi...». All’annuncio si scatena l’applauso più grande, perché nel fine settimana dell’amicizia e del ricordo degli amici non ci si arrabbia per nessuna ragione e ci si gode la Riviera in tutto il suo splendore. Pensando già al prossimo anno.

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