C’era una microspia nell’ufficio del pubblico ministero Cristina D’Aniello. Il magistrato l’ha trovata per caso, attaccata sotto la scrivania in un punto praticamente nascosto mentre stava mettendo ordine nella stanza. Si è abbassata per ripulire ed è in quel momento che l’ha visto: un supporto di plastica chiaro attaccato al legno con una vite e un filo elettrico che penzolava, ormai staccato. Una cimice nascosta dentro la Procura della Repubblica è una notizia che sconvolge e che porta con sé una serie di domande: chi mai potrebbe averla piazzata? Quando? E soprattutto per quale motivo? A tutto questo sta cercando di rispondere la procura di Ancona, che ha affidato le indagini al sostituto Daniele Paci. Quello arrivato sul suo tavolo è un fascicolo delicato, sul quale si è cercato di andare a fondo per quasi un anno, alla ricerca di un responsabile che avesse piazzato la cimice. La scoperta di quello strumento di intercettazione risale, infatti, a quasi un anno fa. Dopo la denuncia del pm D’Aniello, la scientifica si è presentata al terzo piano del palazzo di giustizia di Ravenna, dando il via a un controllo completo dell’ufficio alla ricerca di probabili tracce. Tutto il materiale repertato è stato inviato a Roma e dopo mesi di indagini gli inquirenti sono riusciti ad isolare un’impronta.
Chi è UOMO#1?
Terminati gli accertamenti, gli esperti hanno estrapolato da quella microspia un profilo genetico di sesso maschile denominato “UOMO#1”. Si tratta, nel dettaglio, di una impronta papillare latente, che è stata immediatamente comparata con tutti i profili attualmente noti alle forze dell’ordine italiane. Chi si è intrufolato, quindi, dentro la Procura di Ravenna ed è sgattaiolato nell’ufficio del magistrato attaccando quella trasmittente? I controlli hanno dato esito negativo, ma dal 26 gennaio di quest’anno l’impronta di UOMO#1 – evidentemente incensurato – si trova all’interno della Banca dati nazionale del Dna. In questo modo, qualora in futuro si dovesse avere una corrispondenza positiva, verrà subito informato il magistrato.
Quando e perché
Le indagini hanno cercato di appurare anche la possibile data in cui quella cimice sarebbe stata piazzata. Tuttavia, anche in questo caso, non si è riusciti a risalire a informazioni utili. Gli inquirenti sono però sicuri che si tratti di un modello abbastanza datato e, tra l’altro, da diverso tempo ormai non sarebbe stato più in funzione. La Procura di Ravenna effettua bonifiche periodiche in tutti gli uffici e nulla era stato scovato (gli strumenti utilizzati per queste operazioni captano solo onde radio attive). Al momento l’indagine è stata conclusa con una richiesta di archiviazione, ma quando e se il computer dovesse trovare una corrispondenza è certo che il fascicolo verrà immediatamente riaperto. Nessuna ipotesi è stata infatti esclusa, poiché pm Cristina D’Aniello, a Ravenna nel 2001, ha condotto alcune indagini complesse e scottanti. Una su tutte, quella sul mercato della droga dentro l’ex Callegari. Un immenso circo dell’illegalità, per il quale erano finiti a processo anche alcuni carabinieri, ritenuti coinvolti nello spaccio, ma poi tutti assolti.