Cesenatico, torna il "Ju Ju Memorial" di Capiozzo

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È di nuovo Ju Ju Memorial, il 21° Memorial Giulio Capiozzo per celebrare la bella musica ricordando la passione del batterista Giulio Capiozzo (1946-2000), fondatore degli Area, spentosi improvvisamente il 23 agosto 2000 a soli 54 anni, con le bacchette in mano nella sua Cesenatico. Il concerto(ne) che Christian “Chicco” Capiozzo ha ideato per ricordare il padre in musica, richiamando musicisti amici di Giulio, torna domani alle 21, nell’affascinante cornice di piazza Spose dei Marinai a Cesenatico. Sono 4 set coinvolgenti che in due ore di musica celebrano “lo stregone della batteria”, traduzione dell’ironico appellativo “Ju Ju blues drummer” impressogli addosso dal chitarrista americano Michael Howell. A cinquant’anni (1973) dall’uscita del disco “Arbeit macht frei”, identitario degli Area.

I 4 set

Ci si trova subito immersi in un flusso di energia musicale con il duo Antonello Salis fisarmonica e piano, e Simone Zanchini fisarmonica. Una collaborazione la loro nata sulla passione per la musica di Ennio Morricone. Entra poi in scena il trio con Chicco Capiozzo batteria, Federico Malaman basso e arrangiatore (suona con Mario Biondi) e feat. Antonio Faraò al pianoforte. Capiozzo in questi anni ha suonato tanto all’estero con la sua batteria ritmico-melodica e vena narrativa del suo drumming. Da Jimmy Owens a Enrico Rava, da Tony Scott a Mario Biondi, il romagnolo ha ideato anche il progetto “Three generations”. Virtuoso dello strumento è Federico Malaman, che pure ha collaborato con tanti nomi della musica italiana e con l’orchestra di Paolo Belli a “Ballando con le stelle” e “Telethon”. Brillantezza tecnica, vena compositiva, travolgente senso ritmico, sono virtù di Antonio Faraò di cui anche Herbie Hancock ha tessuto le lodi. È poi la volta del quartetto con la tromba di Flavio Boltro, Alfonso Santimone piano e tastiere, Ares Tavolazzi al contrabbasso, Roberto Gatto batteria. Se Boltro per anni a Parigi è stato nel sestetto di Michel Petrucciani, Santimone è compositore, arrangiatore, produttore, autore anche di opere teatrali, video, musica sperimentale. Che dire di Tavolazzi legato a Giulio fin dal 1973 con gli Area, un contrabbasso che ha visto passare cinquant’anni di musicisti; Roberto Gatto, batterista e compositore, ha segnato la storia del jazz italiano. In chiusura la guest inglese Kenn Bailey & Soul Machine, capitanata da Kenneth Bailey di Nottingham talentuoso cantautore, sassofonista, arrangiatore. Una musica che esalta un insieme di soul, jazz, R&B, memoria reggae (radici giamaicane le sue) e sapore gospel creando, ha dichiarato Kenn «un linguaggio “BO Pop, Black Origin Pop». Con Bailey suonano Daniele Santimone chitarra, Davide Lavia tastiere, Simone Francioni al basso elettrico, Christian Capiozzo batteria.

Qual è Christian il filo conduttore del Ju Ju Giulio Capiozzo 2023?

«Come amo fare ad ogni edizione, anche quest’anno invito musicisti di alto livello che hanno avuto a che fare con Giulio, anche a inizio carriera, come Faraò che lo conobbe giovanissimo; Salis pure collaborò con il babbo, Boltro e Gatto erano amici di Giulio. Dal punto di vista concertistico i 4 set sono impegnativi come logistica, ma credo che la scelta sia azzeccata, così diversi ma tutti riconducibili l’uno all’altro, sorretti da una musicalità totale, non solo jazz».

Alla musica suonata inserisce pure una voce.

«È quella di Kenn Bailey con cui collaboro da anni, sassofonista e cantante inglese, qui in un set che musicalmente si avvicina più a un soul-funk che presentiamo in Europa. Il pianista Antonio Faraò fa conoscere il suo progetto “Eklektik” in cui suoniamo anche Malaman ed io; è eclettico nel senso di acustico ed elettrico, attraversa il jazz; il duo Salis-Zanchini esalta i nostri migliori fisarmonicisti italiani».

C’è poi il quartetto con un immancabile Ares Tavolazzi.

«Gatto, Santimone e Boltro sono affiatati perché suonano insieme, qui si unisce Tavolazzi, per me un “gigante” per qualità musicali e umane, la presenza di Ares è fondamentale al Ju Ju. Credo sia un quartetto in grado di fare nascere momenti unici. Perché, quando i musicisti oltreché bravi si conoscono, insieme possono toccare corde inimmaginate. Quando si improvvisa nella musica ci vuole fiducia reciproca, cosa che avviene quando ci si conosce bene, è allora che nascono momenti speciali».

21 anni dopo, il Ju Ju Memorial va da sé o bisogna reinventarlo ogni anno?

«È un tipo di concerto importante, ma deve sempre essere alimentato con l’evoluzione attuale della musica. La cosa bella è poter chiamare musicisti che portano alla gente qualcosa che non si trova in un singolo concerto, cosa mai scontata, però tanto stimolante». Presenta Alberto Antolini. Gratuito.

Info: 0547 79274

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