Cesenatico: il granchio blu ha colonizzato il porto e la Vena Mazzarini

Il granchio blu ha preso casa “in città”. Ha colonizzato ora anche le acque salmastre e rafferme della Vena Mazzarini, così pure del porto canale. Già numerosi abitano le sue acque basse, immote e fangose, dato che alle nostre latitudine questo granchio vorace e dalle grandi dimensioni- che può arrivare una larghezza di 20 centimetri - non teme rivali in natura.
Le acque della Vena, per caratteristiche proprie rappresentano un habitat ideale per questa specie alloctona, di origine nord atlantica. Granchio, che dopo essere approdato in Adriatico - verosimilmente attraverso le acque di zavorra rilasciate delle navi - nelle lagune, alle foci dei fiumi, nelle aree deltizie e vallive, quali Comacchio, Goro, Chioggia è talmente penetrato e presente da costituire un flagello. Ha una grande voracità predatoria e ogni esemplare può produrre milioni di uova mettendo a rischio Gli allevamenti di molluschi bivalvi.
A scoprire la presenza del granchio blu dentro la Vena Mazzarini sono stati i pescatori sportivi, armati di canna da pesca: anziché tirar su muggini che avevano abboccato all’amo, si sono trovati appese alla lenza le robuste chele azzurrognole di questi grossi granchi. Riempiendone secchiate intere senza peraltro sorprendersi più di tanto per l’insolita cattura di questa specie aliena, data l’attualità e l’allarme che sta suscitando.
Questo, granchio originario della Nuova Scozia in Canada, porta il nome di scientifico di “Callinectes Sapidus”. Già da qui si capisce che prima di tutto è esso stesso estremamente sapido e gustoso da mangiare e che proprio i pescatori e gli allevatori di vongole veraci hanno fatto di necessità virtù, incominciando a cuocerli, servirli in tavola e commercializzarli laddove la richiesta cresce. Fino provare ad esportarli nelle terre da dove sono venuti e sempre apprezzati: Oltreoceano.
Il problema è che è talmente tanta la aggressività di questa specie “forestiera” da aver già ha praticamente azzerato la popolazione di granchi autoctoni da sempre presenti in quelle aree lagunari e vallive, come ha evidenziato il biologo marino, Attilio Rinaldi presidente del Centro Ricerche Marine di Cesenatico.
«Per poi prendersela - ha specificato - con i molluschi lì allevati, fonte di sostegno e ricchezza per quelle comunità di acquacoltori, si pensi alle vongole veraci».
Per gli allevamenti di mitili offshore, tanto presenti al largo della coste emiliano-romagnole, in un numero di almeno 32 impianti , non vi sono al momento riscontri di negatività, come invece già avvenuto a Goro.
Per ora gli allevamenti nostrani dovrebbero trovarsi relativamente al sicuro per due buone ragioni: perché le cozze si allevano dentro le calze di rete sospese dal fondale e perché i vivai in genere si trovano a 4/5miglia dalla costa.
Vero è tuttavia, che diversamente anche solo un anno fa, sempre più spesso i pescatori catturano nelle reti a strascico i granchi blu. Quelli grandi vengono sbarcati al Mercato ittico per essere commercializzati, incoraggiandone il consumo. Adesso con la fine del fermo pesca, si capirà quanto nel frattempo i granchi blu si siano riprodotti e siano presenti in mare. La scorsa settimana a Rimini, della delicata questione della “propagazione” del granchio blu lungo le coste adriatiche, i pescatori ne hanno parlato con Elisabetta Gualmini, membro a Bruxelles della Commissione Lavoro e Affari sociali. Il timore infatti è dopo le vongole veraci in laguna, la specie aliena possa mettere a rischio il pesce e la pesca in mare.
