Cesena, Villa Silvia: concessione allungata e rebus per il futuro

Il futuro di Villa Silvia Carducci a distanza ravvicinata è nel segno della continuità, grazie a una proroga che il Comune ha appena concesso all’attuale gestore: l’Ammi, associazione della musica meccanica. La scadenza del contratto di concessione era fissata alla fine del mese scorso, ma continuerà a reggere fino al prossimo 31 dicembre le redini dell’incantevole complesso a Lizzano. Per questo suo impegno si vedrà riconoscere il rimborso del 70% delle spese sostenute, fino a un massimo di 25.000 euro per questi 10 mesi aggiuntivi. Ma da inizio 2024 per la dimora settecentesca si volterà pagina, tramite un bando pubblico per affidarne la gestione per un congruo numero di anni. L’operazione non è semplice, tanto il Comune ha incaricato lo studio notarile Maltoni Scozzoli di analizzare la questione, definendo «gli istituti giuridici e l’eventuale stipula di atti appropriati per la gestione». Il tutto «al fine di esplorare soluzioni giuridiche attraverso uno studio di fattibilità finalizzato a individuare una soluzione organizzativa, che faccia fronte alla complessità gestionale coniugata alla migliore valorizzazione culturale del complesso immobiliare». Lo studio richiesto non è ancora stato completato e anche per questo si è preso un altro po’ di tempo con la proroga a chi, comunque, ha finora ben condotto Villa Silvia.

Il vincolo delle «sofferenze»

Il nuovo corso all’orizzonte porta con sé qualche nodo da sciogliere. In particolare, ce n’è uno non da poco che riguarda la destinazione di quello spazio. Alla morte della contessa Silvia Baroni, nobildonna veneta che nel 1874 aveva sposato il conte Giuseppe Pasolini Zanelli e che ebbe lunghi carteggi con il poeta Giosuè Carducci, che fu suo ospite in quella residenza estiva per almeno dieci volte, nel 1920 la villa, con annessi quattro poderi, passò al Comune di Cesena. Ma nell’atto di donazione fu inserita una clausola che stabiliva che nell’edificio dovesse sorgere «un sanatorio o altra opera atta a lenire le umane sofferenze, specie della popolazione di Lizzano» In effetti, per più di mezzo secolo, fu attivo lì un preventorio tubercolare per i bambini meno abbienti. Ne resta anche memoria in una targa in marmo con la scritta “Colonia montanina”, che fu affissa nel 1925 su una delle colonne di ingresso alla proprietà. Nel dopoguerra non ci fu grande attenzione per i fabbricati, che furono rimaneggiati, e per l’area verde, gestita in modo un po’ caotico dal punto di vista arboreo. Negli ultimi decenni del Novecento fu anche aperta sul posto una scuola materna comunale. Infine, a partire dal 2007, sono stati realizzati importanti interventi di restauro e risanamento conservativo e anche il parco è stato riportato all’antico splendore.

Il museo di musica meccanica

Contemporaneamente l’associazione Ammi, sotto la guida del vulcanico Franco Severi, ha valorizzato quel luogo allestendo “Musicalia”, un museo di musica meccanica unico nel suo genere. Questo, insieme al rispetto del vincolo, ormai disatteso, dell’impiego degli spazi a favore dei sofferenti (che potrebbe essere forse salvaguardato con l’attivazione di servizi tipo una casa famiglia o un centro diurno per utenti fragili), è uno dei punti critici. Se l’Ammi, da sola o in cordata, non dovesse partecipare al futuro bando o non lo vincesse, è difficile pensare che quel patrimonio musicale possa essere manutenuto, perché è legato a doppio filo con quell’associazione. Al tempo stesso, si sta parlando di un tesoro che è stato messo insieme e fatto splendere con fatica e abilità, fino a ottenere l’accreditamento al Sistema Museale Nazionale, col suggello di una delibera regionale l’anno scorso. Sarà un elemento su cui servirà una riflessione approfondita quando si definirà in quale direzione dovrà andare Villa Silvia.

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