Cesena, prof universitario in moto a 76 anni nell'Ucraina in guerra

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Dopo avere insegnato per quarant’anni Letteratura italiana moderna e contemporanea alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, all’interno del corso Dams, e prima ancora a Genova, il cesenate Piero Pieri si prepara a vivere un’avventura che a 76 anni promette di essere intensa ma anche impegnativa. Ieri è partito in moto alla volta dell’Ucraina. Dopo l’imbarco ad Ancona, sbarcherà oggi in Grecia e da lì percorrerà circa 1.600 km, attraversando Bulgaria, Romania e Moldavia, fino a raggiungere Odessa. Le altre tappe non le ha ancora programmate, ma la sua intenzione è di immergersi il più a lungo possibile nella realtà ucraina, sconvolta da una maledetta guerra. Una decisione presa nella convinzione che sarà un’esperienza che lo arricchirà e accompagnata dalla voglia di condividere quello che vivrà. Ha intenzione di farlo inviando di tanto in tanto al “Corriere” reportage “on the road”.

Motivi e spirito di un viaggio

Piero Pieri, che è nato a Cesena e vi ha fatto ritorno di recente, prendendo dimora in via Martiri della Libertà, racconta così motivi della scelta di quella meta e lo spirito con cui affronta il viaggio. «C’è un Paese in guerra, l’Ucraina, che difende il suo territorio, e allo stesso tempo per la gente di questa nazione la vita è drammaticamente cambiata. Cosa sappiamo di questo cambiamento, come vivono ora le persone nelle piccole o grandi città, come si ingegnano quando salta la corrente o non c’è benzina, quando suonano le sirene e tutti devono correre nei rifugi? Quali antichi terrori suscita il suono di una sirena, l’eco lontana o vicina di uno scoppio, una bomba che esplode, un missile che sfonda un palazzo? Come la gente cerca di ristabilire il suo principio di quotidianità in guerra, dopo che è saltato quello di una quotidianità in tempo di pace? E, intanto qual è il rapporto che ora stabilisce con lo straniero, in questo caso un italiano in moto, che ha deciso di scrivere e diffondere attraverso il “Corriere” un reportage, quasi un diario in tempo di guerra, un viaggio dentro la pancia della guerra, della mortificazione, della paura angosciosa per la vita dei propri cari?».

Torna lo spettro della guerra

Pieri pensa che ci sia tanto da capire e di cui fare tesoro in quello che sta accadendo là: «Non c’è famiglia ucraina che non abbia un parente andato al fronte, nei tanti fronti di questa guerra che si muove a macchia di leopardo e ogni giorno fa il conteggio dei morti ucraini e russi, delle bombe lanciate, dei missili, dei droni. Questa terribile contabilità ci rimanda a tempi che sembravano passati, che sembravano un così lontano ricordo, almeno per noi europei. Fucilazioni sommarie, prigionieri di guerra, città bombardate o rase al suolo, fuga di intere cittadinanze che si portano dietro poche cose, forse i propri ricordi più cari, spie giustiziate, saccheggi, ostaggi, bambini rapiti. Intanto molti raccolti restano a marcire, c’è penuria di beni, i supermercati sono quasi vuoti e la gente spesso torna al baratto. E Putin minaccia il ricorso alla bomba atomica, e tutti noi sappiamo che è un bluff, o almeno crediamo che lo sia. Ma oggi, come ieri, nel tempo della guerra fredda, tutti noi vivevamo sotto l’ombrello di questa triste quanto terribile evenienza. E allora, mi sono detto, perché non andare in un Paese europeo che sta conoscendo la guerra moderna, perché non cercare di raccontare, attraverso il mio occhio e i miei pensieri, il volto nascosto di questa nazione, che magari può anche regalarti un sorriso, quando dentro vive in un lago di sangue, una nazione immersa in un grande incendio, in una sola solitudine?».

Voglia di sentire e di raccontare

Ma se il viaggio lo affronterà in solitaria, Pieri non vuole tenere per sé emozioni e pensieri: «Vado in Ucraina spogliato del mio precedente ruolo di docente universitario, di narratore di romanzi, commediografo, poeta - conclude - Scriverò reportage sulla vita in Ucraina, quando mi sembrerà utile dare una notizia, una sensazione, un sentimento, perché quello che mi ha colpito, magari una inezia, un incontro occasionale, un micro evento, sarà la cartina di tornasole per parlare della vita quotidiana in Ucraina nel tempo di questa immonda guerra».

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