Terremoto, l'analisi geologica spiega lo sciame sismico tra Cesenatico e Gambettola
Dal 1 al 30 gennaio sono 58 i terremoti registrati dalle stazioni della Rete sismica nazionale nella provincia di Forlì-Cesena, e in particolare tra Cesenatico e Gambettola, a cui ieri alle 13.24 si è aggiunta una 59esima scossa con magnitudo 2.4, con epicentro a Montaletto a 23 km di profondità. Di questi eventi sismici 8 avevano magnitudo uguale o superiore a 3 e in due casi (il 26 e il 28 gennaio) si sono registrate scosse da 4.1. Un articolo a firma di Andrea Amato pubblicato sul sito Ingv terremoti, il portale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia prova a spiegare quanto sta accadendo. “I terremoti del Cesenatico: una sorpresa?” è il titolo dell’articolo che, dati alla mano, prova a spiegare quali potrebbero essere le cause di questo sciame sismico. Sebbene l’area coinvolta da questo sciame sismico sia considerata a rischio più basso di quelle circostanti (in particolare rispetto all’area appenninica che viene invece considerata ad elevata pericolosità sismica) l’analisi presentata nell’articolo lascia capire che quanto sta accadendo trova corrispondenza in quanto fin qui si conosce del sottosuolo e della sismicità di questa porzione di mondo. Nella sua argomentazione Amato mette a confronto le posizioni degli epicentri degli eventi sismici di questo mese, con le strutture sismogenetiche mappate nel Diss (Database of Individual Seismogenic Sources), archivio georeferenziato di faglie sismogenetiche (ovvero potenzialmente capaci di generare terremoti). Il confronto mostra come la sismicità attuale si collochi all’estremità settentrionale di quella che viene definita una «sorgente composita» e che ha il riminese come territorio di riferimento, un sistema cioè di faglie inverse sepolte, poste in prossimità della costa adriatica. «Se si guarda a un profilo geologico che attraversa la zona in questione - si legge nell’articolo -, si nota come al di sotto della copertura sedimentaria recente sia presente una complessa struttura di faglie inverse», sotto i sedimenti di epoca più recente lasciati dal Po ci sono cioè delle faglie, delle fratture nella roccia, dovute al fatto che la struttura a falde dell’Appennino, prosegue in realtà al di sotto della pianura costiera, passando anche per Gambettola. L’analisi dei due principali eventi sismici della sequenza degli ultimi giorni (le due scosse da 4.1) fa ipotizzare che a determinarli sia stato il movimento di «una faglia di svincolo tra strutture di faglie inverse come quelle del riminese e quelle note nel sottosuolo padano a nord». «Va tuttavia considerato - aggiunge Amato a conclusione dell’articolo - che le profondità ipocentrali calcolate per i terremoti della sequenza di questi giorni sono comprese tra i 15 e i 25 km, facendo pensare a una deformazione del basamento situato al di sotto della copertura sedimentaria», a causare i terremoti sarebbero quindi delle deformazioni al di sotto dei sedimenti in corrispondenza delle faglie che si sono mosse.