Stefano Pransani definisce il suo Molino Pransani «un’isoletta felice» in mezzo al disastro. «Viene quasi da sentirsi in colpa», commenta. Perché se al civico 4 di via Bivio Montegelli non si sono registrati danni fortunatamente, tutto attorno, e di questo è ben consapevole Pransani, di danni ce ne sono stati parecchi, anche nella sua abitazione privata. Stefano Pransani è infatti uno dei residenti di via ex Tiro a Segno: «Nel nostro caso per fortuna i danni si limitano ai garage, ma mia moglie Claudia è sempre rimasta ad aiutare i vicini messi peggio di noi».
Da un eccesso all’altro
Il molino è riuscito a rimanere sempre in attività. I danni si contano lungo la filiera: in alcuni casi a causarli è stata l’acqua, che uscita dai torrenti ha invaso i campi, in altri sono state le frane a danneggiare le colture o a renderle irraggiungibili per giorni. «Tra i produttori c’è chi ha subito danni davvero ingenti, ci sono campi che sono franati, altri che non è possibile raggiungere con i mezzi e questo significa non poter fare nemmeno i trattamenti necessari a salvaguardare quello che non è già andato perduto», racconta. «Da tre anni - aggiunge - il problema con cui ci misuravamo era quello della siccità. Adesso invece il problema è quello opposto. Veniamo tutti colpiti da questi andamenti tropicali, in cui lunghi periodi senza acqua si alternano a periodi brevi ma molto intensi in cui l’acqua diventa ingestibile».
La minaccia anche dai torrenti
Che quest’anno ci sarà una un calo di produzione generale del grano, è un elemento che Stefano Pransani dà ormai per assodato, anche se nel caso della sua filiera conta di salvare la produzione grazie al magazzino e compensando le perdite con la sua produzione: «Io ho una piccola produzione di grano che di solito vendo, quest’anno probabilmente la terrò per me, d’altra parte vendere il grano è un’attività marginale nel mio caso, il mio lavoro principale è acquistarlo». Anche alcuni dei campi della famiglia di Pransani a Bivio Montegelli in realtà sono stati raggiunti dall’acqua, ma qui ad avere avuto la peggio sono stati attrezzi e macchinari: «L’acqua in questo caso è arrivata dal torrente Ansa: è esondato nella parte bassa, l’acqua si è incanalata dalla strada e ha raggiunto i campi. È un corso d’acqua di solito innocuo, ma in quei giorni lo abbiamo controllato giorno e notte».
Quantità e qualità a rischio
Alle incertezze sulle quantità si somma quello della qualità e in questo frangente a fare la differenza sarà anche l’andamento meteorologico di qui in poi: «Adesso ogni goccia d’acqua che arriva è in più», commenta. Vale per le frane ancora in movimento dove le piogge mettono ad ulteriore rischio anche i fragili collegamenti riaperti dopo giorni di lavoro, ma anche per quei campi che non sono stati alluvionati e non sono franati. Quella che comincia ora è infatti una fase delicata e un eccesso di acqua anche laddove le quantità non sono state intaccate, potrebbe comportare un serio danno in termini di qualità per la farina, il prodotto finale di Molino Pransani. «Il momento della verità sarà quando le mietitrebbie cominceranno a entrare nei campi», spiega.
La speranza
«Se tutto questo fosse successo a 10-15 giorni dalla trebbiatura sarebbe stato un disastro certo», aggiunge Pransani che essendo di indole positiva e propositiva, pur riconoscendo l’enormità dei danni prova a non cedere al pessimismo: «A botta calda si è pessimisti, ma ho visto i contadini di queste zone fare cose incredibili, hanno l’arte di arrangiarsi; recuperano, gestiscono la strada per passare, hanno un sacco di risorse e lo stanno dimostrando anche in questa emergenza. Anche se il danno c’è stato, è questo innegabile. Ora si confida nel meteo».