Il Ponte Nuovo si trova a una quota troppo bassa rispetto all’alveo del fiume Savio e quindi andrebbe demolito e ricostruito, perché altrimenti rischia di fare di nuovo da tappo. È questa la convinzione di Marco Giangrandi, alla guida del Comitato alluvionati di Cesena. Lo ha detto forte e chiaro in un video che ha girato sul posto e ha fatto circolare sui social, evidenziando che quella infrastruttura è il vero guaio a cui mettere mano, assieme al ponte ferroviario.
Il ponte della ferrovia
Per quest’ultimo, che peraltro è di competenza non del Comune ma della società Ferrovie dello Stato Italiano, la soluzione tecnica è complicata. Non si può infatti pensare di sopraelevarlo, perché i treni non viaggiano su binari in salita e per ottenere una pendenza dolce bisognerebbe fare un intervento, difficilmente pensabile, su parecchi km della linea ferroviaria. Ma si potrebbe realizzare almeno un attraversamento a campata unica, senza piloni che facilitano le ostruzioni. Oltre a creare casse d’espansione da qualche parte nelle vicinanze, che però - ha avvertito Giangrandi - non fanno miracoli, perché possono semplicemente contenere una limitata quantità d’acqua, insufficiente in caso di grosse esondazioni del fiume.
Ponte Nuovo levatoio
Per il Ponte Nuovo, invece, la possibilità di una demolizione-ricostruzione non è da escludere sulla carta, ma c’è innanzitutto da superare lo scoglio dei costi. Lo stesso Giangrandi ha riferito che esperti a cui si è rivolto hanno ipotizzato una spesa di 15-20 milioni di euro per rifarlo da zero. Ha però detto che, anche se servissero 10 o 15 anni, bisogna darsi da fare per procurarsi i fondi necessari, attraverso il Pnrr o altri bandi pubblici che mettono a disposizione fondi per opere mirate a prevenire i disastri idrogeologici. Dal punto di vista tecnico, dovrebbero essere gli specialisti a indicare come andrebbe ricostruito, magari senza i piloni attorno a cui, in casi di violente precipitazioni, finiscono per accumularsi detriti trascinati da monte a valle, che finiscono per formare barriere che non lasciano più scorrere l’acqua. Un’ipotesi citata dal presidente del comitato è la realizzazione di un ponte levatoio, in grado di essere alzato in caso d’allarme per fare defluire meglio le acque.
Due tappi da eliminare
Quel che è certo, per il comitato, è che vanno trovate soluzioni per scongiurare il ripetersi del disastro del 16 e 17 maggio e il primo ragionamento da fare è quello sui due ponti critici della città, mentre il Ponte Vecchio, per la sua conformazione a schiena d’asino molto accentuata, è al riparo anche dalle piene peggiori.