È morto due notti fa, all’età di 81 anni, Pier Paolo Rossi, ingegnere che ha contribuito alla salvaguardia di tante meraviglie storiche e architettoniche sparse per il mondo, dalla Luxor dei faraoni alla torre pendente di Pisa, dall’icona veneziana San Marco a templi della Magna Grecia, solo per citarne qualcuna. Cesenate, viveva da tempo a Bergamo, ma è sempre rimasto molto legato alla sua città. Tanto che aveva mantenuto una bella casa a Monte Cavallo, sulle colline sopra Borello, dove faceva di frequente ritorno. Finché da qualche mese gli è stato impedito da una malattia con cui ha convissuto fino all’ultimo con grande forza e serenità. Nella sua terra natale, dove suo padre ebbe ruoli di responsabilità nell’insediamento minerario di Formignano, piangono la sua morte tanti amici ed estimatori. Pier Paolo Rossi ha sempre saputo conquistare tutti non solo per le sue straordinarie capacità professionali ma per un’umanità rara nelle relazioni con gli altri. Modestia, affabilità e quell’autoironia che accompagna sempre le intelligenze più acute non sono mai venuti meno neppure nei momenti in cui ha ottenuto importanti e prestigiosi riconoscimenti per i risultati ottenuti nella tutela di alcuni dei monumenti più famosi del pianeta.
Impronta sulle perle del mondo
I controlli eseguiti sulla torre di Pisa per valutarne la stabilità, il restauro del tempio di Luxor in Egitto, l’installazione di un sistema di monitoraggio automatico della cattedrale di Città del Messico, le indagini diagnostiche effettuate sulla basilica e il campanile di San Marco a Venezia e quelle sul Foro di Augusto a Roma e sui templi ad Agrigento e Paestum sono solo alcuni esempi delle attività in cui si è impegnato brillantemente. Per tutti questi meriti, ma anche per la sua personalità all’altezza delle doti professionali, due anni fa tanti cittadini avevano segnalato il suo nome come papabile per essere insignito del Premio Malatesta Novello, riservato a chi dà lustro a Cesena in vari ambiti. Alla fine, gli sono stati preferiti altri, ed è forse stato un errore e un peccato, anche se restano aperte le porte per riconoscimenti postumi, che appaiono doverosi. In particolare, non si è ancora colto fino in fondo, se non tra gli addetti ai lavori, il valore di una sua “invenzione” geniale che potrà aiutare, magari in versione aggiornata, a tutelarle perle storiche che sono patrimonio dell’umanità intera. Rossi, anni fa, ideò e mise a punto una prova innovativa con “martinetti piatti”: si tratta di una tecnica che consente di determinare i parametri per definire il comportamento meccanico delle murature.
La vita extraprofessionale
Ma a piangere la morte di Pier Paolo Rossi sono, prima di tutto, le persone a lui più care e vicine. Sposato con Anna Maria, ha avuto due figli, Christian, anche lui ingegnere, e Licia, medico del lavoro, che gli hanno dato quattro amatissime nipoti. Quelli sono i legami che hanno riempito maggiormente la sua vita, al di là di un curriculum invidiabile, che parla di una laurea in ingegneria conseguita all’Università di Bologna nel 1967 e poi di esperienze lavorative gratificanti: prima nella società “Ismes”, importante istituto di ricerca applicata e ingegneria del gruppo Enel, e dal 1998 in “R Teknos”. Il tutto senza dimenticare le sue oltre cento pubblicazioni e delle decine di convegni internazionali di cui è stato relatore. Ma il suo fiore all’occhiello resteranno le indagini e gli interventi sul campo di cui è stato protagonista per garantire che i gioielli del passato possano restare in piedi e continuare a essere ammirati dalle future generazioni.