Cesena, l'ex play di basket ora fa canestro contro il cancro: "Ascoltare i pazienti fa la differenza" - Gallery

Archivio

«In ogni lattina di Coca Cola ci sono 6 cucchiai pieni di zucchero». Ecco, a quel punto gli oltre 130 ospiti della conviviale del Panathlon Club Cesena hanno pensato a un modo alternativo per rinfrescarsi in estate. Merito delle parole di Fabrizio Miserocchi, direttore generale dello Ior e presidente dell’Irst, che ha vissuto un revival della sua carriera di cestista.

Play della Carisp anni ‘80

Prima di diventare un affermato manager no profit, Miserocchi ha vissuto una bella avventura tra i canestri, avventura che conobbe una tappa importante per 2 anni a Cesena in C con la Cassa di Risparmio. Stagioni eccellenti da playmaker che gli valsero la chiamata di Firenze in A2. La Basket 82 (oggi Cesena Basket 2005) a Ponte Giorgi era rappresentata dai dirigenti Francesco Fagioli e Pierpaolo Senni, dallo storico addetto alle statistiche Fabrizio Fellini e dalla segretaria Ester Garaffoni. «Quella di Cesena è stata una bella avventura - ha ricordato Miserocchi - in una società che aveva l’obiettivo di formare persone e non inventarsi campioni. Non sono stato un campionissimo, ma mi sentivo privilegiato perchè pagato per una cosa che avrei fatto gratis».

Il Prime Center

Miserocchi ha avuto parole di orgoglio per il Prime Center di San Cristoforo, un’eccellenza nella lotta contro i tumori: «Intanto voglio ricordare Giuseppe Agostini, che fece un lascito di incredibile generosità: mi spiegò la sua intenzione con parole piene di lucidità, rigore e pulizia morale. Quella della terapia oncologica non è una battaglia vinta, ma ci sono grandi progressi. Il professor Dino Amadori ricordava sempre: “Non si vincerà il cancro da un giorno all’altro, ma si passerà da una cronicità, dall’allungamento sempre più accentuato delle fasi di malattia». Ogni membro di questo popolo che sopravvive deve essere guardato come una persona, non un malato».

Le fake news

Non è mancata un’ampia pagina sul rischio disinformazione: «Il paziente oncologico è fragile e la spinta a trovare un rimedio lo fa diventare facile preda di chi gli racconta qualcosa, il più delle volte con un interesse economico dietro. Diete miracolose, veleni di scorpione cubano, ricotta e ortica per curare il cancro al seno, elettrolisi col rame sulla lingua... Ne abbiamo sentite di ogni... Pensate che negli anni 60 un certo professor Bonifazio su un settimanale di gossip scrisse che l’urina di capra guariva il cancro. La motivazione? Perché le sue capre non avevano il cancro... Nell’opinione pubblica prese talmente piede che il Ministero e l’Istituto Superiore di Sanità dovettero fare dei test di verifica, ovviamente senza riscontri. La stessa cura Di Bella si rivelò infondata e il professor Amadori, che dirigeva la commissione di controllo, lo dimostrò. Ma sapete perché Di Bella ebbe successo? Perché parlava coi suoi pazienti e li ascoltava per ore, mentre l’oncologo medio li interrompeva dopo 17 secondi. Qui è scattata la grandezza del professor Amadori: ricavare una lezione importante da ogni cosa. Una persona ha bisogno di creare empatia col medico, non puoi zittire un malato dopo 17 secondi».

Esercizio di memoria

«Attenzione - ha annunciato Miserocchi - il tumore al polmone femminile è in crescita e bisogna lavorare sui giovani perché il 25% dei ragazzi sotto i 20 anni fuma. Che siano sigarette elettroniche o meno non conta: la combustione e fa male. Punto». Finale per un dato eloquente: «Quante sciocchezze sono girate sui vaccini e le case farmaceutiche. Un vaccino non costa nulla: 0,006 centesimi, in più il brevetto scade subito. Un farmaco per una settimana oncologica costa dai 6mila ai 9mila euro, ma nessuno lo sa, perché è gratis. Un paziente in un trattamento medio-lungo è capace di costare 100mila euro, ma nessuno lo sa: lo sanno negli Usa, dove senza assicurazione muori dopo 6 mesi. Dunque teniamoci stretta la nostra sanità, è un bene prezioso».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui