Centrale a biomasse di Russi: bene i dati nel primo anno

RAVENNA. Una serata intensa, con circa 150 persone ad assistere a quattro relazioni da oltre mezz’ora l’una tenute da otto relatori diversi. E poi domande, richieste di approfondimento, proposte. Era la prima tappa, dopo l’accensione dell’impianto a biomasse di Russi, di quello che diventerà un iter consolidato di restituzione ai cittadini di uno strumento di sensibilizzazione, approfondimento e rendiconto ambientale.
Si tratta dell’osservatorio permanente sulla centrale a biomasse di Russi, che in futuro avrà il supporto oltre che degli enti pubblici anche della Fondazione Flaminia e del tecnopolo di Ravenna, che può fruire delle specifiche competenze dell’università di Bologna con sede in provincia.
Lunedì sera, fino a mezzanotte, i cittadini sono rimasti a confrontarsi nel teatro Comunale di Russi con la sindaca Valentina Palli e con Carlo Manganelli (responsabile impianto Powercrop), Mario Bimbatti (responsabile Fuel Office Powercrop), Sergio Piccinini (responsabile Settore Ambiente Centro ricerche produzioni animali), Patrizia Lucialli (responsabile del Servizio Sistemi ambientali Area Est di Arpae) Antonio Penso (direttore Fondazione Flaminia per l’Università in Romagna) e Antonella Iacondini (referente tecnico del Tecnopolo di Ravenna Cifla).
Questo primo incontro, a cui ne seguiranno altri a cadenze regolari, serviva a improntare la situazione e a informare i cittadini sulla “fotografia ambientale” prima dell’inizio dell’attività.
I controlli e i dati
Va detto che nel frattempo la centrale, che ha iniziato a lavorare da circa un anno ma che per una buona fetta del periodo ha avuto un’attività scarsa per le necessarie pratiche di avvio, compirà rilevazioni quotidiane e che queste saranno riportate anche sul sito del Comune di Russi o su una app dedicata.I dati invece presentati ieri sera sono già in gran parte disponibili sul portale dell’ente locale, e il resto sarà ritrovabile nelle prossime ore. E sono incoraggianti: «Abbiamo compiuto rilevazioni su sei differenti aziende agricole, tre del Russiano e tre del Bagnacavallese, che si sono date disponibili in maniera volontaria e anonima – ha riportato Piccinini –. Abbiamo sondato la presenza di metalli pesanti e diossine».
E i risultati rassicurano, non essendoci presenza in nessun caso di sostanze nocive fuori dai livelli di legge, oltre i livelli consigliati dall’Oms e in molti casi sotto le soglie di rilevazione. «Io sarei molto tranquillo anche per gli anni a venire – ha affermato poi il responsabile del servizio Sistemi ambientali del Centro ricerche produzioni animali –: secondo i contratti verrà bruciata legna vergine e si tratta di una materia che non dovrebbe alterare i dati che abbiamo rilevato».